Sono molto lieta di presentare la prima parte dell'intervista a Massimo Basili, istruttore italiano della Scuola di Leggerezza basata sulle idee del maestro Philippe Karl.
Massimo Basili è presente, con la scuola sopracitata, anche alla FieraCavalli di Verona di quest'anno!
Non mancate al loro clinic dimostrativo!
Qui potete trovare inoltre il suo blog personale: "Le Grand Ippo-Théo: appunti equestri di Massimo Basili".
F: Salve, allora, per iniziare mi piacerebbe sapere: da dove nasce il suo rapporto con la scuola di leggerezza e qual è la sua figura all'interno di essa?
Ho frequentato il primo Corso Istruttori della Scuola
della Leggerezza in Italia, che era anche fra i primi corsi che si
tenevano in Europa, nel 2004. Da quel corso sono usciti tre Istruttori,
che sono gli unici attualmente presenti in Italia: il sottoscritto,
Roberta Camoni e Markus Scaramuzza.
F: Ci può raccontare da dove nasce la Scuola di Leggerezza?
La Scuola della Leggerezza nasce nel 2004, quando
sono cominciati i primi Corsi in vari paesi europei, fra cui l'Italia,
grazie all'idea di Philippe Karl, che ha così voluto creare delle figure
professionali di riferimento che seguissero la sua filosofia di lavoro.
Philippe Karl è stato per 13 anni protagonista al Cadre Noir di Saumur e
dalla fine degli anni Novanta ha tenuto stage in tutto il mondo,
divulgando un metodo tanto rivoluzionario quanto classico, perché creato
traendo spunto dagli insegnamenti dei grandi Maestri del passato, ormai
in buona parte dimenticati.
F: Se dovesse dire che cosa contraddistingue e rende
più valida la scuola di leggerezza rispetto ad altri modi di montare e
approcciarsi al cavallo cosa direbbe?
La Scuola della Leggerezza dà la possibilità a tutti,
nessuno escluso, di imparare ad addestrare il proprio cavallo,
qualsiasi tipo di cavallo, di qualsiasi razza, età, morfologia, senza
usare mezzi coercitivi (come redini di ritorno, chiudibocca, speroni
forti, ecc.), nel rispetto della sua anatomia, fisiologia, psicologia,
biomeccanica, tenendo conto degli aspetti etologici, e seguendo i
principi classici dei grandi Maestri del passato, per lo più
dimenticati. La Scuola della Leggerezza significa una ginnastica
indispensabile per scongiurare ed eliminare problematiche fisiche,
significa un cavallo più longevo, andature migliori, equilibrio fisico e
mentale, oltre a un miglior rapporto con il cavaliere.
F: Cosa ne pensa lei (e per esteso la scuola che
rappresenta) della comunicazione con il cavallo tramite l'imboccatura?
E' d'accordo con l'uso di imboccature severe in situazioni che
potrebbero richiederne l'uso? E invece cosa pensa delle non-imboccatura e
della comunicazione con il cavallo senza il coinvolgimento della bocca?
L'imboccatura è indispensabile per tutti gli
obiettivi di addestramento del cavallo che la Scuola della Leggerezza
ricerca. Tramite l'imboccatura posso decontrarre la mascella, flettere
l'incollatura, fare tendere la linea superiore della schiena,
riequilibrare, insomma senza di essa l'addestramento risulterebbe
seriamente limitato. La comunicazione in senso stretto, inoltre, è
favorita perché il dialogo che si instaura fra la mano del cavaliere e
la bocca del cavallo permette un'intesa particolare non ottenibile con
una capezzina o una bitless.
Sull'uso di imboccature severe, ne
capisco la necessità in determinate situazioni, ma non la giustifico. Un
semplice filetto è sufficiente per tutto. Il problema è che occorre che
ci sia a monte un'addestramento appropriato, un uso intelligente della
mano, che si acquisisce solo se si conoscono i procedimenti che portano a
una "messa in mano" perfetta, quella che la Scuola della Leggerezza
insegna.
Sulle non-imboccature penso che se tutti, ma veramente
tutti, le usassero, il mondo sarebbe migliore. Quindi penso tutto il
bene possibile. Ma, come dicevo prima, esse hanno delle limitazioni
nell'addestramento del cavallo, soprattutto per ciò che riguarda la
parte fisica, la parte del lavoro sull'equilibrio e sullo sviluppo
muscolare del cavallo, che solo con l'imboccatura (che inizialmente è e
deve essere un filetto) possiamo perseguire, a patto di impararne a
conoscere l'uso, ossia i procedimenti che ti portano, appunto, a una
messa in mano perfetta.
F: Da dove comincia, lei, il lavoro con un cavallo che
non conosce? Valuta importanti le operazioni di grooming e, più in
generale, il passare del tempo con il cavallo senza necessariamente
doverlo montare?
L'addestramento vero e proprio inizia dal lavoro alla
corda. Il lavoro alla corda classico prevede l'uso del capezzone (per
tutti i cavalli, giovani e vecchi, esperti e inesperti), e l'uso del
frustone come mezzo di comunicazione, oltre, ovviamente, alla longia. Il
lavoro alla corda che si vede fare nei maneggi tradizionali è più per
stancare il cavallo ("sgasarlo") o per sgambarlo che per dargli una vera
educazione. In realtà esiste un procedimento molto preciso e una serie
di accorgimenti particolari di cui occorre tenere conto nel lavoro alla
corda, che fanno sì che questo sia veramente un modo per iniziare la
comunicazione e dare le basi giuste per potere poi montare un cavallo
senza problemi in futuro.
Altro capitolo è il lavoro a piedi, o "alla mano",
che si esegue di fianco al cavallo, tenendo in mano le redini e usando
una frusta da dressage (che anche in questo caso è un mezzo di
comunicazione). Tappa addestrativa fondamentale, il lavoro a piedi è
utile per iniziare il cavallo sdomo come lo è per rieducare un cavallo
problematico o semplicemente per migliorare alcuni aspetti del lavoro
che dalla sella non è possibile affrontare. Tutti i cavalli che lavoro,
così come tutti gli allievi che seguo, conoscono il lavoro a terra,
composto appunto dal lavoro alla corda e dal lavoro a piedi.
Quanto al grooming, così come al passare del tempo
insieme al cavallo in situazioni di relax, trovo tutto ciò assolutamente
utile, perché migliora la relazione e aumenta la confidenza, a patto
che il rapporto con il cavallo da terra non sia totalmente sbilanciato a
suo favore, ovvero che al cavallo non sia concesso tutto e non decida di fare
tutto ciò che vuole... situazioni abbastanza frequenti nei maneggi. Si
può dire che il rispetto reciproco fra cavallo e cavaliere e, in senso
lato, l'addestramento, iniziano da quando... cavallo e cavaliere si
incontrano! Non dal momento che si entra in maneggio, quindi, ma molto
prima.
F: Cosa suggerirebbe in linea di massima a un giovane
cavaliere che voglia migliorare la comunicazione in sella con il proprio
cavallo?
Più che una risposta tecnica, è una risposta che
concerne l'approccio con il mondo equestre.
Il suggerimento è di non fermarsi agli insegnamenti ricevuti, qualunque
sia l'istruttore o la scuola che si segue, ma cercare di andare oltre,
informandosi, leggendo, ascoltando i rappresentanti delle diverse altre
scuole, frequentando stage e osservando gli altri cavalieri lavorare.
Questo per formarsi un proprio bagaglio culturale e tecnico, facendo
però attenzione a non cambiare ogni cinque minuti metodo o filosofia di
lavoro, sottoponendo quindi il cavallo a messaggi continuamente diversi e
magari in antitesi fra di loro, perché questo logicamente non porta
lontano.
Occorre affidarsi a qualcuno e seguire la strada intrapresa, ma
rimanendo, per così dire, in ascolto, con orecchi e occhi bene aperti.
La cosa che apprezzo di più in molti dei miei allievi è che sono
incuriositi da tutto e interessati a tutto, e cercano il meglio in ogni
approccio, che sia etologico o classico. Per fortuna loro non devono
fare gran strada perché molte risposte la Scuola della Leggerezza le dà
già, chiare, immediate ed esaustive, e questa è la cosa che mi appaga di
più.
F: Se dovesse fare una sintesi estrema del metodo che segue cosa direbbe per invogliare e convincere gli scettici?
E' ora di dire basta. Basta a bocche dure,
insensibili, a imboccature forti, a chiudibocca stretti, a redini di
ritorno, redini elastiche, gogue, chambon... Basta a
cavalli incappucciati, o con la testa al vento, che pesano sulla mano,
che scappano, o che non vanno avanti, che sgroppano, scartano, si
impennano... Basta a avvicinamenti problematici al salto, cavalli fuori
controllo fra un ostacolo e l'altro, seghettamenti in bocca, sgambate,
speronate, buchi nel costato... Basta a siringhe, infiltrazioni,
antiinfiammatori, calmanti, sedativi... Basta!
La Scuola della Leggerezza è la soluzione.
La prima parte dell'intervista si conclude qui! Tenete d'occhio la nostra pagina web e la nostra Pagina ufficiale di Facebook per non perdervi la seconda parte!
Per avere un assaggio pratico del metodo adottato da Massimo Basili vi consiglio vivamente la lettura del suo articolo "Incappucciamento: Che fare?" direttamente dal suo blog.
Stay tuned.
F.
"Montare a cavallo senza conoscenze, senza delle fondamenta teoriche, rischia di far diventare l'equitazione, come lo è in effetti in molti ambienti equestri, una scienza empirica, nel migliore dei casi a trasmissione orale, là dove il fine giustifica i mezzi e tutto è permesso purché funzioni.
Chiunque monti a cavallo dovrebbe chiedersi se le proprie conoscenze siano adeguate all'attività che svolge, se quello che ha imparato è migliorabile o meno, se non esista qualcuno o qualcosa che ti possa far raggiungere migliori risultati in minor tempo e rispettando di più la natura del cavallo."
- Massimo Basili
Molto interessante, Fra! Mi è piaciuta molto la risposta che ti ha dato alla penultima domanda. Sono curiosa di leggere la seconda parte dell'intervista! ;)
RispondiEliminaAnche a me è piaciuta molto la penultima risposta e anche l'ultima!
RispondiEliminaAdesso appena è pronta la seconda parte la pubblico subito! :D
Che dire... superba! Emotivamente forte alla fine! come è giusto che sia.
RispondiEliminaGrazie a Massimo e a tutti coloro che portano avanti questa "certa" idea di equitazione.
Non posso che essere d'accordo! quella certa idea è quella che con il tempo piacerebbe portare avanti anche a me: rispetto e passione prima di tutto.
EliminaSe vuoi più su c'è anche la seconda parte dell'intervista!