mercoledì 11 settembre 2013

Goodbye Albin

Mi sento di dedicare un articolo a questo campione e orgoglio italiano a cui avevamo già detto addio nel 2008 a Verona, ma che non avevamo mai davvero dimenticato!
Non voglio però parlare di Albin facendo riferimento solo alla sua morte o, comunque, al suo abbandono della carriera agonistica: credo che Albin meriti di essere ricordato per molto altro ed è un'altra l'immagine che ci tengo rimanga di lui su questa pagina web.
Credo che Albin sia da citare per la diversità: considerando che ci troviamo su un blog che si dedica alla "missione" di andare oltre i luoghi comuni Albin merita un posto d'onore su Il Mondo Oltre L'Ostacolo.
Probabilmente pochi lo sanno, soprattutto tra coloro che non seguono l'ambiente del salto ostacoli agonistico, ma Albin era il tipico cavallo "inadatto" che si compra per una manciata di soldi.
Inadatto a cosa?
Inadatto a tutto: inadatto a fare passeggiate, inadatto a fare da riproduttore, inadatto a saltare persino. 

Inadatto al lavoro in generale.
Tutto di Albin, a partire dalla sua genealogia un po' strana (da parte di madre aveva sangue da trottatore persino!), sembrava dire che non avrebbe mai trovato un posto nel mondo dell'equitazione.
Era il tipico cavallo che i commercianti non sanno mai a chi vendere: non particolarmente bravo e talentuoso nel lavoro in piano era contraddistinto dai limiti. Albin era il cavallo dei limiti: essenzialmente era troppo limitato in qualsiasi campo per poter eccellere in qualcosa e non andava nemmeno bene per fare il mediocre cavallino da passeggiata di un amatore in quanto troppo nevrile.

Quante volte abbiamo incontrato cavalli così? Cavalli che sembrano destinati a rimanere in un limbo, in attesa che qualcuno li acquisti e li conduca all'oblio a cui sono destinati.

Ciò che ha dato una svolta decisiva alla vita di Albin che sembrava essere arrivata al capolinea fin troppo in fretta è stato proprio Juan Carlos Garcia.
In un certo senso si può dire che l'uomo dei record e il cavallo dei limiti si siano incontrati senza sapere che le loro vite sarebbero state irrimediabilmente cambiate da questa bizzarra unione.

Albin e Juan Carlos sono la prova vivente di quanto credere in qualcosa possa fare veri e propri miracoli: entrambi hanno creduto l'uno nell'altro e ciò li ha resi letteralmente una leggenda, prima di tutto in Italia, ma poi in tutto il mondo.
Le misere premesse offerte dal background della vita e della genealogia di Albin, unite alla fede, alla pazienza e alla volontà del suo cavaliere hanno portato il loro binomio nei più importanti campi da gara del mondo, e sui gradini più alti del podio.

Questa storia tutta italiana ci ricorda molto quella di Eric Lamaze e del suo celebre compagno Hickstead e forse è la storia di altre decine di campioni indimenticabili: eppure quanti sono i cavalli dalla genealogia pazzesca che finiscono a fare le B110 in qualche piccolo centro ippico? Quanti non riescono nemmeno ad eguagliare le imprese dei loro avi quando tutto sembra promettere carriere da sogno?
Eppure questi cavalli, questi "signori nessuno" riescono a superare molti blasonati colleghi. Perché?

Le risposte a questa domanda possono essere molteplici: fortuna, caso... 
Io però preferisco parlare di amore, passione e forza di volontà.

Preferisco citare questi cavalli come esempi di voci fuori dal coro coraggiose e capaci di farsi sentire.

Non posso che ringraziare Albin per questa immensa lezione di vita, per la sua storia che insegna che nulla è impossibile.
Soprattutto con i cavalli.


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