Il titolo dice già tutto!
Chi mi segue anche sulla Pagina Facebook del blog già sapeva che fervevano i preparativi!
Stamattina io e Fabrizia abbiamo lasciato l'Azienda Agricola la Roncola (con un po' di malinconia) e ci siamo messe in viaggio per arrivare al Centro Ippico New Artephion: la nuova casa di Fabrizia.
Nonostante la giornata fredda e un po' piovosa il tragitto Carate Brianza-Furato è andato piuttosto bene: dopo qualche tentativo mal riuscito di caricarla sul trailer Fabrizia si è fidata di me ed è salita senza troppi problemi ed è stata abbastanza tranquilla tutto il tempo (escludendo sporadici e sonorissimi nitriti!).
All'arrivo si è precipitata di corsa giù e anche se era sudatissima e ancora un po' agitata si è subito ambientata nel posto nuovo.
Ma parliamo del nostro nuovo centro: il Centro Ippico New Artephion è, un po'come dice il nome, una struttura piuttosto recente, ma già dotata di tutti i confort che ritengo necessari per cavallo e cavaliere.
Oltre ad essere situato nel parco del Roccolo (cosa che lo rende automaticamente adatto a chiunque ami passeggiare nel verde con il proprio cavallo...e chi non lo ama?!) offre ai clienti le seguenti strutture:
- 2 campi in sabbia scoperti illuminati
- 1 tondino scoperto
- 1 campo in erba da dressage
- 1 campo coperto
- 1 giostra
- lavatoi
- ampia selleria e club house
- scuderie luminose ed areate
- paddock in erba
Beh devo dire che mi sono proprio innamorata di questo posto, ma vorrei parlare di COSA mi ha spinto a sceglierlo tra i tantissimi maneggi della provincia di Milano.
Innanzitutto la mia ricerca si basava sul bisogno di un centro che disponesse almeno di un piccolo campo coperto in modo che potessimo continuare a lavorare tutto l'anno indipendentemente dal tempo e quindi ho iniziato a cercare un maneggio che avesse questa prerogativa.
Valutando alcuni centri ippici mi sono imbattuta in alcuni maneggi assolutamente bellissimi, in altri un po' mediocri e in alcuni, onestamente, terribili.
Stavo cercando, però, un maneggio che mi sentissi cucito addosso: un posto semplice, tranquillo e senza troppe pretese, dove la mia cavalla avrebbe potuto essere trattata al meglio.
Cercavo box spaziosi e areati, con una bella lettiera, possibilmente in paglia, un buon cibo e soprattutto un posto che fosse caratterizzato da una grande passione e voglia di darsi da fare e crescere.
Se non avessi trovato tutto ciò non mi sarei ovviamente spostata dalla Roncola che per ora era ciò di più vicino alle mie esigenze.
Tuttavia, quando ho visitato per la prima volta il Centro Ippico New Artephion, pur avendo ben poche speranze, sono rimasta molto colpita dalla gentilezza di Graziano Monella, il gestore del centro, e dalla semplicità del posto.
Dopo una manciata di giorni, tornando lì, erano già state applicate parecchie migliorie rispetto all'ultima volta che avevo visto il centro: era stato completato il campo coperto, la giostra era pronta per partire e il paddock era perfettamente cintato con uno steccato in legno.
Un 10 + all'efficienza direi!
La nostra nuova avventura comincia così, con splendide premesse: un occhio al passato, ma al galoppo verso il futuro.
Un grazie speciale per la meravigliosa accoglienza a tutto il C.I. New Artephion!
lunedì 30 settembre 2013
sabato 28 settembre 2013
Intervista a Massimo Basili (istruttore italiano della Scuola di Leggerezza di Philippe Karl) PARTE 2
Continua l'intervista con l'istruttore italiano della Scuola di Leggerezza di Philippe Karl, Massimo Basili!
Ripropongo ancora il link al suo bellissimo blog: "Le Grand Ippo-Théo: appunti equestri di Massimo Basili" e vi consiglio caldamente di farci un giro!
F: Cosa ne pensa della direzione presa dall'equitazione moderna?
Assolutamente sì: cavalli di qualsiasi razza, età, morfologia; cavalieri di qualsiasi livello tecnico e provenienti da qualunque esperienza equestre (dunque, con qualunque tipo di sella).
Per diventare istruttori della Scuola della Leggerezza occorre sostenere un Corso specifico della durata di almeno tre anni, costituito da tre appuntamenti annuali di quattro giorni ciascuno (dunque sono 12 giornate complessive all'anno). Sul sito di Philippe Karl: www.philippe-karl.com si possono trovare le informazioni utili per sapere come fare per accedere a uno di questi Corsi, che sono tenuti in diversi paesi europei, fra cui l'Italia. Il francese Bertrand Ravoux, uno dei tecnici di riferimento ai quali Karl ha delegato il compito di formare gli aspirati Istruttori SdL nel mondo, è il docente dei due corsi italiani, che si tengono al Circolo Ippico Deiana, a Fara Gera d'Adda (BG) . Sui siti: www.gruppoitalianoecoledelegerete.com e www.gruppoitalianoecoledelegerete.blogspot.it si possono trovare ulteriori informazioni al proposito.
Ripropongo ancora il link al suo bellissimo blog: "Le Grand Ippo-Théo: appunti equestri di Massimo Basili" e vi consiglio caldamente di farci un giro!
F: Cosa ne pensa della direzione presa dall'equitazione moderna?
L'equitazione moderna è semplicemente alla deriva, completamente fuori strada, assolutamente non più rispondente alle esigenze di un'equitazione che dovrebbe fare del rispetto dell'equilibrio psicofisico del cavallo la prima condizione. L'ultimo libro di Philippe Karl, "Derive del dressage moderno" (Ed. Equitare), disponibile non da molto anche in italiano, analizza in modo approfondito questo fenomeno, dando le risposte a molte delle domande che assillano oggi tante persone che montano a cavallo e non hanno trovato nell'equitazione che praticano quello che si attendevano: sensazioni piacevoli, cavalli rispondenti e collaborativi, un'attività impegnativa ma appagante. Le eccezioni naturalmente ci sono, ma sono, appunto, eccezioni. La realtà più diffusa purtroppo è questa.
I metodi cosiddetti naturali si sposano benissimo con i principi della Scuola della Leggerezza. Continue conferme di questo vengono dal fatto che nei Corsi SdL in tutto il Mondo partecipano (e hanno partecipato negli anni scorsi) rappresentanti del metodo Parelli e di altri metodi affini, che trovano nel lavoro SdL un completamento al loro percorso.
F: Cosa ne pensa dei cosiddetti metodi naturali? Ritiene che possano sposarsi bene con il percorso di lavoro scelto dalla scuola di leggerezza?
I metodi cosiddetti naturali si sposano benissimo con i principi della Scuola della Leggerezza. Continue conferme di questo vengono dal fatto che nei Corsi SdL in tutto il Mondo partecipano (e hanno partecipato negli anni scorsi) rappresentanti del metodo Parelli e di altri metodi affini, che trovano nel lavoro SdL un completamento al loro percorso.
Io stesso ho diversi allievi che praticano Parelli a più o meno alto livello, e posso dire che sono fra quelli che mi danno le maggiori soddisfazioni. Del resto, nella SdL, i cavalli provenienti dall'addestramento “naturale”, lavorano finalmente sulla locomozione, sulla biomeccanica e sull’equilibrio, materie poco considerate in ambito naturale, e fanno dunque della vera ginnastica. Ginnastica che sostanzialmente è poco presente, quando non del tutto assente, nel loro iter.
Partiamo da un presupposto: un cavallo lavorato secondo la filosofia della Légèreté, dispone delle basi e delle condizioni per potersi dedicare con successo a qualsiasi disciplina equestre. Andando più nello specifico, esistono cavalieri di salto ostacoli, anche fra gli stessi allievi degli attuali Corsi Istruttori in Italia, che hanno sposato questa filosofia e la portano avanti nel lavoro quotidiano sia con i propri cavalli che con i propri allievi.
F: A livello sportivo-agonistico quanto è diffusa, secondo lei, la scuola di leggerezza? Crede che possa diffondersi ulteriormente con successo?
I cavalieri di alto livello, in linea di massima, però, non hanno materialmente tempo per applicarsi e cambiare sostanzialmente il loro modo di montare: essendo in massima parte “piloti”, il lavoro a casa sul cavallo si riduce davvero a poco perché l’attività principale è costituita dal pilotarlo, appunto, sui percorsi nei vari campi di gara. In Italia esistono degli esempi di Istruttori e cavalieri di medio-alto livello che hanno conosciuto e praticato la Scuola della Leggerezza, ma purtroppo ne fanno, diciamo così, un uso personale, nel senso che poi insegnarla davvero, negli ambienti ufficiali (corsi e stage della FISE, per esempio), è praticamente impossibile per loro (per ovvi motivi).
L’ambiente del Dressage, dal canto suo, è impermeabile a Philippe Karl e a tutto ciò che viene da lui. Ne sanno qualcosa i cavalieri che provano a montare secondo i principi della SdL e si ritrovano a perdere punti e posizioni ad ogni gara, a qualsiasi livello. E’per questo che, anche quando il lavoro è molto avanzato con il proprio cavallo (cambi di galoppo ravvicinati, piaffer, passage, ecc.), i cavalieri che provengono dalla SdL nemmeno si avvicinano ai rettangoli di gara, perché i criteri di giudizio degli attuali Giudici sono assolutamente contro il modo di montare in Leggerezza. Non parlo delle mani alte, quelle non si vedono più quando il lavoro si fa più fine e preciso: parlo dei cavalli che, per esempio, non si chiudono (incappucciandosi), che non hanno andature spettacolari e contratte, che si muovono rilassati e in equilibrio, che mobilizzano la bocca, che non sono tenuti forti fra mani e gambe. Ebbene, cavalli presentati così vengono fortemente penalizzati. Quindi: Dressage agonistico? No, grazie!
F: Definirebbe la scuola di leggerezza "per tutti"? Sia per quanto riguarda i cavalli che i cavalieri.
Assolutamente sì: cavalli di qualsiasi razza, età, morfologia; cavalieri di qualsiasi livello tecnico e provenienti da qualunque esperienza equestre (dunque, con qualunque tipo di sella).
F: Qual è il percorso per diventare istruttori della Scuola di Leggerezza?
L'intervista si conclude qui, ma Massimo Basili sarà presente a Verona con la Scuola di Leggerezza e un'interessantissimo stage-clinic tutto da seguire!
Colgo l'occasione per ringraziare Massimo Basili per il suo tempo e l'accuratezza con cui ha risposto alle domande!
Credo ci sia già molto su cui riflettere in ogni caso!
F.
Colgo l'occasione per ringraziare Massimo Basili per il suo tempo e l'accuratezza con cui ha risposto alle domande!
Credo ci sia già molto su cui riflettere in ogni caso!
F.
mercoledì 25 settembre 2013
Goodbye MayDay
E' brutto pubblicare un articolodel genere a così poca distanza da quello dedicato alla scomparsa del grande Albin.
Se ne è andato infatti un altro grande campione, un cavallo dal valore incommensurabile per l'Italia: sul sito della Federazione Italiana Sport Equestri viene definito come l'ultimo Re di Roma ed è proprio così che credo debba essere ricordato.
MayDay è stato l'ultimo cavallo sotto la sella di un italiano a conquistare il più alto gradino del podio nel prestigioso Gran Premio di piazza di Siena. Il cavaliere era Arnaldo Bologni, anche se più che di cavaliere, si dovrebbe parlare di compagno di vita. MayDay è stato infatti a fianco della famiglia Bologni fino alla fine dei suoi giorni: una storia - e un epilogo - che ogni cavaliere desidererebbe avere con il suo cavallo, insieme fino all'ultimo respiro.
Dopo essere stato ritirato dall'attività agonistica MayDay ha avuto una serena e invidiabile pensione nel centro ippico del suo cavaliere e lì è stato accudito e amato come un figlio fino alla sua morte, ormai in età piuttosto avanzata.
Mi permetto di copiare alcune parole di Antonella - moglie di Arnaldo - riportate sul sito della FISE che, credo, siano emblematiche dell'affetto che legava MayDay e i suoi proprietari:
Mayday era ferrato davanti e, in generale, assistito come se fosse stato ancora in piena attività sportiva. Qualche anno fa, ebbe un problema all’occhio, immediatamente risolto da uno dei migliori oculisti a livello europeo, rintracciato urgentemente da Antonella. “ Puoi immaginare la reazione del dottor Perruccio – spiega la signora Bologni - quando gli ho detto che il cavallo aveva 29 anni. Ma stiamo parlando di Mayday, che ha un valore affettivo oltremisura per noi. Non mi piace fare le cose a metà. Se decido di mantenere un cavallo in vecchiaia, devo assicurargli le stesse cure riservate a un cavallo di 10 anni in piena attività. Mayday non ha mai fatto le cose a metà”.
MayDay non ha mai fatto le cose a metà. Mi ha colpito molto questa frase.
Se ne è andato infatti un altro grande campione, un cavallo dal valore incommensurabile per l'Italia: sul sito della Federazione Italiana Sport Equestri viene definito come l'ultimo Re di Roma ed è proprio così che credo debba essere ricordato.
MayDay è stato l'ultimo cavallo sotto la sella di un italiano a conquistare il più alto gradino del podio nel prestigioso Gran Premio di piazza di Siena. Il cavaliere era Arnaldo Bologni, anche se più che di cavaliere, si dovrebbe parlare di compagno di vita. MayDay è stato infatti a fianco della famiglia Bologni fino alla fine dei suoi giorni: una storia - e un epilogo - che ogni cavaliere desidererebbe avere con il suo cavallo, insieme fino all'ultimo respiro.
Dopo essere stato ritirato dall'attività agonistica MayDay ha avuto una serena e invidiabile pensione nel centro ippico del suo cavaliere e lì è stato accudito e amato come un figlio fino alla sua morte, ormai in età piuttosto avanzata.
Mi permetto di copiare alcune parole di Antonella - moglie di Arnaldo - riportate sul sito della FISE che, credo, siano emblematiche dell'affetto che legava MayDay e i suoi proprietari:
Mayday era ferrato davanti e, in generale, assistito come se fosse stato ancora in piena attività sportiva. Qualche anno fa, ebbe un problema all’occhio, immediatamente risolto da uno dei migliori oculisti a livello europeo, rintracciato urgentemente da Antonella. “ Puoi immaginare la reazione del dottor Perruccio – spiega la signora Bologni - quando gli ho detto che il cavallo aveva 29 anni. Ma stiamo parlando di Mayday, che ha un valore affettivo oltremisura per noi. Non mi piace fare le cose a metà. Se decido di mantenere un cavallo in vecchiaia, devo assicurargli le stesse cure riservate a un cavallo di 10 anni in piena attività. Mayday non ha mai fatto le cose a metà”.
MayDay non ha mai fatto le cose a metà. Mi ha colpito molto questa frase.
Dopotutto, quale cavallo fa, di sua volontà, le cose a metà?! Io sono convinta che la risposta sia una: nessuno.
E' assolutamente ammirevole e da imitare la scelta fatta dalla famiglia Bologni che non ha mai abbandonato il suo grande campione, il suo cavallo-genio, come lo definisce Arnaldo Bologni stesso.
Un cavallo coraggioso e unico, unico come lo è ogni cavallo per il suo cavaliere.
“Ho avuto la fortuna di incontrare un cavallo genio – dichiara Arnaldo Bologni – di lui posso dire che, nonostante non fosse uno stilista, aveva grande cuore ed era sempre con me. Aveva una meccanica particolare, ma si inventava salti di ogni tipo pur di non toccare. Ha sempre dimostrato una grande voglia di partecipare e lo faceva con la testa. Nel’95, l’anno successivo alla vittoria di Piazza di Siena, eravamo sul filo della seconda vittoria nel Gran Premio Roma, ma in doppia gabbia, si è agganciato con un ferro al moschettone del sottopancia. In quella occasione ha dato un ulteriore prova del suo coraggio, perché è riuscito ad uscire dalla gabbia con un anteriore bloccato. L’errore ha pregiudicato la vittoria, ma il ricordo che lego maggiormente all’evento non è la vittoria mancata, bensì la prova di coraggio di Mayday”.
“Ho avuto la fortuna di incontrare un cavallo genio – dichiara Arnaldo Bologni – di lui posso dire che, nonostante non fosse uno stilista, aveva grande cuore ed era sempre con me. Aveva una meccanica particolare, ma si inventava salti di ogni tipo pur di non toccare. Ha sempre dimostrato una grande voglia di partecipare e lo faceva con la testa. Nel’95, l’anno successivo alla vittoria di Piazza di Siena, eravamo sul filo della seconda vittoria nel Gran Premio Roma, ma in doppia gabbia, si è agganciato con un ferro al moschettone del sottopancia. In quella occasione ha dato un ulteriore prova del suo coraggio, perché è riuscito ad uscire dalla gabbia con un anteriore bloccato. L’errore ha pregiudicato la vittoria, ma il ricordo che lego maggiormente all’evento non è la vittoria mancata, bensì la prova di coraggio di Mayday”.
Thank you to FISE
martedì 24 settembre 2013
Dalla Germania...con amore!
Ciao a tutti! Oggi, dopo qualche giorno di lavoro piuttosto intenso, relax per me e la mia Fabrizia! Vederla al paddock è sempre bellissimo e riesce a trasmettermi un forse senso di libertà e di tranquillità.
Essenzialmente avremmo dovuto lavorare anche oggi, ma appena le ho messo la capezza mi ha fatto chiaramente capire che NO, oggi non è giornata.
E infatti è stato molto meglio regalarle due ore piene nel nostro splendido paddock verde, soprattutto considerando l'impegno che ci ha messo nel lavoro nei giorni scorsi: sono veramente soddisfatta di lei, la adoro, diventa ogni giorno più brava e più bella.
Oggi però volevo parlarvi di un'altra cosa! Come qualcuno di voi sa qualche mese fa ho fatto un grosso acquisto sul sito online di una selleria tedesca e sono rimasta veramente soddisfatta dalla spesa!
Sto parlando di Loesdau!
I miei acquisti sono arrivati a casa mia nel giro di pochi giorni, perfettamente imballati e tutti corrispondenti alle descrizioni (anzi, un paio di sottosella erano decisamente meglio che nelle foto esposte sul sito! Incredibile!).
In particolare volevo sottolineare che si tratta di oggetti di altissima qualità e con un ottimo rapporto qualità-prezzo che, purtroppo, è sempre più difficile da trovare.
All'epoca comprai tre sottosella da dressage marca Loesdau, alcuni prodotti per la pulizia del cavallo e della sua attrezzatura, un ottimo gel rinfrescante e rigenerante, una testiera, una nasalina in montone e alcuni prodotti per un'amica. Ovviamente ero già piuttosto soddisfatta, ma sono rimasta piuttosto stupita quando ieri mi è stato recapitato a casa il catalogo della suddetta selleria!
Il mio primo pensiero?! Beh, che è così che ci si tiene i clienti!
Negli anni ho acquistato molto spesso presso sellerie online italiane, anche piuttosto famose e dedite al solo commercio online, ma da nessuna ho mai ricevuto questo trattamento (consideriamo inoltre che sto parlando di una selleria tedesca, quindi le spese di spedizione hanno determinati prezzi!), anche se ovviamente si tratta solo di un catalogo.
Vi allego qualche foto e vi consiglio caldamente di fare un giro sul loro sito! Si sta rinfrescando l'aria e ci sono veramente tantissime coperte a ottimi prezzi, per non parlare delle nuove testiere bitless!
Altamente consigliato per tutte le tasche, ma per amazzoni e cavalieri esigenti: potrete trovare prodotti adatti a tutti e con ogni range di prezzo, passando dalle marche meno conosciute a quelle più blasonate (per esempio Loesdau è rifornita da Pikeur e Eskadron) con prezzi competitivi e un'ottima garanzia sulla qualità!
Cosa c'è di meglio poi di stare seduti in paddock, nel verde con il proprio cavallo a sfogliare un catalogo di bei prodotti per l'equitazione?!
Direi...impariamo dai tedeschi!
Essenzialmente avremmo dovuto lavorare anche oggi, ma appena le ho messo la capezza mi ha fatto chiaramente capire che NO, oggi non è giornata.
E infatti è stato molto meglio regalarle due ore piene nel nostro splendido paddock verde, soprattutto considerando l'impegno che ci ha messo nel lavoro nei giorni scorsi: sono veramente soddisfatta di lei, la adoro, diventa ogni giorno più brava e più bella.
Oggi però volevo parlarvi di un'altra cosa! Come qualcuno di voi sa qualche mese fa ho fatto un grosso acquisto sul sito online di una selleria tedesca e sono rimasta veramente soddisfatta dalla spesa!
Sto parlando di Loesdau!
I miei acquisti sono arrivati a casa mia nel giro di pochi giorni, perfettamente imballati e tutti corrispondenti alle descrizioni (anzi, un paio di sottosella erano decisamente meglio che nelle foto esposte sul sito! Incredibile!).
In particolare volevo sottolineare che si tratta di oggetti di altissima qualità e con un ottimo rapporto qualità-prezzo che, purtroppo, è sempre più difficile da trovare.
All'epoca comprai tre sottosella da dressage marca Loesdau, alcuni prodotti per la pulizia del cavallo e della sua attrezzatura, un ottimo gel rinfrescante e rigenerante, una testiera, una nasalina in montone e alcuni prodotti per un'amica. Ovviamente ero già piuttosto soddisfatta, ma sono rimasta piuttosto stupita quando ieri mi è stato recapitato a casa il catalogo della suddetta selleria!
Il mio primo pensiero?! Beh, che è così che ci si tiene i clienti!
Negli anni ho acquistato molto spesso presso sellerie online italiane, anche piuttosto famose e dedite al solo commercio online, ma da nessuna ho mai ricevuto questo trattamento (consideriamo inoltre che sto parlando di una selleria tedesca, quindi le spese di spedizione hanno determinati prezzi!), anche se ovviamente si tratta solo di un catalogo.
Vi allego qualche foto e vi consiglio caldamente di fare un giro sul loro sito! Si sta rinfrescando l'aria e ci sono veramente tantissime coperte a ottimi prezzi, per non parlare delle nuove testiere bitless!
Altamente consigliato per tutte le tasche, ma per amazzoni e cavalieri esigenti: potrete trovare prodotti adatti a tutti e con ogni range di prezzo, passando dalle marche meno conosciute a quelle più blasonate (per esempio Loesdau è rifornita da Pikeur e Eskadron) con prezzi competitivi e un'ottima garanzia sulla qualità!
Cosa c'è di meglio poi di stare seduti in paddock, nel verde con il proprio cavallo a sfogliare un catalogo di bei prodotti per l'equitazione?!
Direi...impariamo dai tedeschi!
lunedì 23 settembre 2013
La valutazione soggettiva del fieno
Ciao a tutti!
VALUTAZIONE SOGGETTIVA DI UN FIENO
1) - colore Punti
- naturale, tendente al verde 7
- parzialmente decolorato o ingiallito 5
- fortemente ingiallito 2
- bruno -nero bruciato 0
2) - apparenza e consistenza (struttura)
- ricco di foglie e morbido 7
- poche foglie, tendenzialmente duro 5
- molto povero di foglie, ruvido 2
- quasi privo di foglie, con steli legnosi e duri 0
3) - odore
- buono, aromatico da fieno 3
- scipito, odori estranei, bruciato 1
- di muffa o di marcio 0
4) -impurità
- assenti 3
- ridotte 1
- elevate 0
PUNTEGGIO OTTENUTO (somma punti 1-4) CLASSI DI QUALITA'
20-16 ottima-buona basse
15-10 discreta medie
9-5 mediocre alte
4-0 cattiva molto alte
Ho passato l'intera serata a documentarmi su piante officinali, prodotti naturali e pastoni per la mia cavalla.
L'alimentazione del cavallo è un aspetto che mi affascina parecchio perché, dato che sono un'amante del buon cibo, non vedo perché non cercare di dare il meglio anche alla mia cavalla.
In sintesi, dopo aver navigato in lungo e in largo per internet, cercando una ricetta per un pastone appetitoso o qualche prodotto in vendita online ho pensato di pubblicare qui sul blog una specie di vademecum per la valutazione del fieno che trovai su un forum tempo fa.
Perché dai pastoni al fieno?
Beh, semplicemente perché ho pensato che prima di pensare al di più, alle goloserie e agli integratori, fosse importante saper riconoscere un buon alimento di base per i nostri cavalli: dopotutto, spesso e volentieri, se riuscissimo a scegliere il fieno migliore avremmo decisamente un numero minore di problemi a livello di alimentazione e quindi altre "diavolerie" non sarebbero nemmeno da considerare.
Beh, semplicemente perché ho pensato che prima di pensare al di più, alle goloserie e agli integratori, fosse importante saper riconoscere un buon alimento di base per i nostri cavalli: dopotutto, spesso e volentieri, se riuscissimo a scegliere il fieno migliore avremmo decisamente un numero minore di problemi a livello di alimentazione e quindi altre "diavolerie" non sarebbero nemmeno da considerare.
Ripeto che la piccola guida che posterò non è stata scritta da me, ma trovata in internet, ma ormai da qualche tempo è la base che utilizzo per valutare il fieno che viene proposto alla mia cavalla (che all'Azienda Agricola la Roncola è, per inciso, di ottima qualità!); ritengo quindi che possa essere utile per tutti avere uno schemino da utilizzare per tirare le fila, rapidamente, sulla qualità del nostro fieno:
1) - colore Punti
- naturale, tendente al verde 7
- parzialmente decolorato o ingiallito 5
- fortemente ingiallito 2
- bruno -nero bruciato 0
2) - apparenza e consistenza (struttura)
- ricco di foglie e morbido 7
- poche foglie, tendenzialmente duro 5
- molto povero di foglie, ruvido 2
- quasi privo di foglie, con steli legnosi e duri 0
3) - odore
- buono, aromatico da fieno 3
- scipito, odori estranei, bruciato 1
- di muffa o di marcio 0
4) -impurità
- assenti 3
- ridotte 1
- elevate 0
PUNTEGGIO OTTENUTO (somma punti 1-4) CLASSI DI QUALITA'
20-16 ottima-buona basse
15-10 discreta medie
9-5 mediocre alte
4-0 cattiva molto alte
- Il Teo mw
Ovviamente, oltre a tutto ciò, è importante utilizzare il buon senso: un fieno molto bello, ma tenuto male, sporco di terra etc...sicuramente è da "rivalutare".
domenica 22 settembre 2013
Intervista a Massimo Basili (istruttore italiano della Scuola di Leggerezza di Philippe Karl) PARTE 1
Sono molto lieta di presentare la prima parte dell'intervista a Massimo Basili, istruttore italiano della Scuola di Leggerezza basata sulle idee del maestro Philippe Karl.
Massimo Basili è presente, con la scuola sopracitata, anche alla FieraCavalli di Verona di quest'anno!
Non mancate al loro clinic dimostrativo!
Qui potete trovare inoltre il suo blog personale: "Le Grand Ippo-Théo: appunti equestri di Massimo Basili".
F: Salve, allora, per iniziare mi piacerebbe sapere: da dove nasce il suo rapporto con la scuola di leggerezza e qual è la sua figura all'interno di essa?
Ho frequentato il primo Corso Istruttori della Scuola della Leggerezza in Italia, che era anche fra i primi corsi che si tenevano in Europa, nel 2004. Da quel corso sono usciti tre Istruttori, che sono gli unici attualmente presenti in Italia: il sottoscritto, Roberta Camoni e Markus Scaramuzza.
F: Ci può raccontare da dove nasce la Scuola di Leggerezza?
La Scuola della Leggerezza nasce nel 2004, quando sono cominciati i primi Corsi in vari paesi europei, fra cui l'Italia, grazie all'idea di Philippe Karl, che ha così voluto creare delle figure professionali di riferimento che seguissero la sua filosofia di lavoro. Philippe Karl è stato per 13 anni protagonista al Cadre Noir di Saumur e dalla fine degli anni Novanta ha tenuto stage in tutto il mondo, divulgando un metodo tanto rivoluzionario quanto classico, perché creato traendo spunto dagli insegnamenti dei grandi Maestri del passato, ormai in buona parte dimenticati.
F: Se dovesse dire che cosa contraddistingue e rende più valida la scuola di leggerezza rispetto ad altri modi di montare e approcciarsi al cavallo cosa direbbe?
La Scuola della Leggerezza dà la possibilità a tutti, nessuno escluso, di imparare ad addestrare il proprio cavallo, qualsiasi tipo di cavallo, di qualsiasi razza, età, morfologia, senza usare mezzi coercitivi (come redini di ritorno, chiudibocca, speroni forti, ecc.), nel rispetto della sua anatomia, fisiologia, psicologia, biomeccanica, tenendo conto degli aspetti etologici, e seguendo i principi classici dei grandi Maestri del passato, per lo più dimenticati. La Scuola della Leggerezza significa una ginnastica indispensabile per scongiurare ed eliminare problematiche fisiche, significa un cavallo più longevo, andature migliori, equilibrio fisico e mentale, oltre a un miglior rapporto con il cavaliere.
F: Cosa ne pensa lei (e per esteso la scuola che rappresenta) della comunicazione con il cavallo tramite l'imboccatura? E' d'accordo con l'uso di imboccature severe in situazioni che potrebbero richiederne l'uso? E invece cosa pensa delle non-imboccatura e della comunicazione con il cavallo senza il coinvolgimento della bocca?
L'imboccatura è indispensabile per tutti gli obiettivi di addestramento del cavallo che la Scuola della Leggerezza ricerca. Tramite l'imboccatura posso decontrarre la mascella, flettere l'incollatura, fare tendere la linea superiore della schiena, riequilibrare, insomma senza di essa l'addestramento risulterebbe seriamente limitato. La comunicazione in senso stretto, inoltre, è favorita perché il dialogo che si instaura fra la mano del cavaliere e la bocca del cavallo permette un'intesa particolare non ottenibile con una capezzina o una bitless.
Sull'uso di imboccature severe, ne capisco la necessità in determinate situazioni, ma non la giustifico. Un semplice filetto è sufficiente per tutto. Il problema è che occorre che ci sia a monte un'addestramento appropriato, un uso intelligente della mano, che si acquisisce solo se si conoscono i procedimenti che portano a una "messa in mano" perfetta, quella che la Scuola della Leggerezza insegna.
Sulle non-imboccature penso che se tutti, ma veramente tutti, le usassero, il mondo sarebbe migliore. Quindi penso tutto il bene possibile. Ma, come dicevo prima, esse hanno delle limitazioni nell'addestramento del cavallo, soprattutto per ciò che riguarda la parte fisica, la parte del lavoro sull'equilibrio e sullo sviluppo muscolare del cavallo, che solo con l'imboccatura (che inizialmente è e deve essere un filetto) possiamo perseguire, a patto di impararne a conoscere l'uso, ossia i procedimenti che ti portano, appunto, a una messa in mano perfetta.
F: Da dove comincia, lei, il lavoro con un cavallo che non conosce? Valuta importanti le operazioni di grooming e, più in generale, il passare del tempo con il cavallo senza necessariamente doverlo montare?
L'addestramento vero e proprio inizia dal lavoro alla corda. Il lavoro alla corda classico prevede l'uso del capezzone (per tutti i cavalli, giovani e vecchi, esperti e inesperti), e l'uso del frustone come mezzo di comunicazione, oltre, ovviamente, alla longia. Il lavoro alla corda che si vede fare nei maneggi tradizionali è più per stancare il cavallo ("sgasarlo") o per sgambarlo che per dargli una vera educazione. In realtà esiste un procedimento molto preciso e una serie di accorgimenti particolari di cui occorre tenere conto nel lavoro alla corda, che fanno sì che questo sia veramente un modo per iniziare la comunicazione e dare le basi giuste per potere poi montare un cavallo senza problemi in futuro.
Altro capitolo è il lavoro a piedi, o "alla mano", che si esegue di fianco al cavallo, tenendo in mano le redini e usando una frusta da dressage (che anche in questo caso è un mezzo di comunicazione). Tappa addestrativa fondamentale, il lavoro a piedi è utile per iniziare il cavallo sdomo come lo è per rieducare un cavallo problematico o semplicemente per migliorare alcuni aspetti del lavoro che dalla sella non è possibile affrontare. Tutti i cavalli che lavoro, così come tutti gli allievi che seguo, conoscono il lavoro a terra, composto appunto dal lavoro alla corda e dal lavoro a piedi.
Quanto al grooming, così come al passare del tempo insieme al cavallo in situazioni di relax, trovo tutto ciò assolutamente utile, perché migliora la relazione e aumenta la confidenza, a patto che il rapporto con il cavallo da terra non sia totalmente sbilanciato a suo favore, ovvero che al cavallo non sia concesso tutto e non decida di fare tutto ciò che vuole... situazioni abbastanza frequenti nei maneggi. Si può dire che il rispetto reciproco fra cavallo e cavaliere e, in senso lato, l'addestramento, iniziano da quando... cavallo e cavaliere si incontrano! Non dal momento che si entra in maneggio, quindi, ma molto prima.
F: Cosa suggerirebbe in linea di massima a un giovane cavaliere che voglia migliorare la comunicazione in sella con il proprio cavallo?
Più che una risposta tecnica, è una risposta che concerne l'approccio con il mondo equestre. Il suggerimento è di non fermarsi agli insegnamenti ricevuti, qualunque sia l'istruttore o la scuola che si segue, ma cercare di andare oltre, informandosi, leggendo, ascoltando i rappresentanti delle diverse altre scuole, frequentando stage e osservando gli altri cavalieri lavorare. Questo per formarsi un proprio bagaglio culturale e tecnico, facendo però attenzione a non cambiare ogni cinque minuti metodo o filosofia di lavoro, sottoponendo quindi il cavallo a messaggi continuamente diversi e magari in antitesi fra di loro, perché questo logicamente non porta lontano. Occorre affidarsi a qualcuno e seguire la strada intrapresa, ma rimanendo, per così dire, in ascolto, con orecchi e occhi bene aperti. La cosa che apprezzo di più in molti dei miei allievi è che sono incuriositi da tutto e interessati a tutto, e cercano il meglio in ogni approccio, che sia etologico o classico. Per fortuna loro non devono fare gran strada perché molte risposte la Scuola della Leggerezza le dà già, chiare, immediate ed esaustive, e questa è la cosa che mi appaga di più.
F: Se dovesse fare una sintesi estrema del metodo che segue cosa direbbe per invogliare e convincere gli scettici?
E' ora di dire basta. Basta a bocche dure, insensibili, a imboccature forti, a chiudibocca stretti, a redini di ritorno, redini elastiche, gogue, chambon... Basta a cavalli incappucciati, o con la testa al vento, che pesano sulla mano, che scappano, o che non vanno avanti, che sgroppano, scartano, si impennano... Basta a avvicinamenti problematici al salto, cavalli fuori controllo fra un ostacolo e l'altro, seghettamenti in bocca, sgambate, speronate, buchi nel costato... Basta a siringhe, infiltrazioni, antiinfiammatori, calmanti, sedativi... Basta! La Scuola della Leggerezza è la soluzione.
La prima parte dell'intervista si conclude qui! Tenete d'occhio la nostra pagina web e la nostra Pagina ufficiale di Facebook per non perdervi la seconda parte!
Per avere un assaggio pratico del metodo adottato da Massimo Basili vi consiglio vivamente la lettura del suo articolo "Incappucciamento: Che fare?" direttamente dal suo blog.
Stay tuned.
F.
"Montare a cavallo senza conoscenze, senza delle fondamenta teoriche, rischia di far diventare l'equitazione, come lo è in effetti in molti ambienti equestri, una scienza empirica, nel migliore dei casi a trasmissione orale, là dove il fine giustifica i mezzi e tutto è permesso purché funzioni.
Chiunque monti a cavallo dovrebbe chiedersi se le proprie conoscenze siano adeguate all'attività che svolge, se quello che ha imparato è migliorabile o meno, se non esista qualcuno o qualcosa che ti possa far raggiungere migliori risultati in minor tempo e rispettando di più la natura del cavallo."
- Massimo Basili
Massimo Basili è presente, con la scuola sopracitata, anche alla FieraCavalli di Verona di quest'anno!
Non mancate al loro clinic dimostrativo!
Qui potete trovare inoltre il suo blog personale: "Le Grand Ippo-Théo: appunti equestri di Massimo Basili".
F: Salve, allora, per iniziare mi piacerebbe sapere: da dove nasce il suo rapporto con la scuola di leggerezza e qual è la sua figura all'interno di essa?
Ho frequentato il primo Corso Istruttori della Scuola della Leggerezza in Italia, che era anche fra i primi corsi che si tenevano in Europa, nel 2004. Da quel corso sono usciti tre Istruttori, che sono gli unici attualmente presenti in Italia: il sottoscritto, Roberta Camoni e Markus Scaramuzza.
F: Ci può raccontare da dove nasce la Scuola di Leggerezza?
La Scuola della Leggerezza nasce nel 2004, quando sono cominciati i primi Corsi in vari paesi europei, fra cui l'Italia, grazie all'idea di Philippe Karl, che ha così voluto creare delle figure professionali di riferimento che seguissero la sua filosofia di lavoro. Philippe Karl è stato per 13 anni protagonista al Cadre Noir di Saumur e dalla fine degli anni Novanta ha tenuto stage in tutto il mondo, divulgando un metodo tanto rivoluzionario quanto classico, perché creato traendo spunto dagli insegnamenti dei grandi Maestri del passato, ormai in buona parte dimenticati.
F: Se dovesse dire che cosa contraddistingue e rende più valida la scuola di leggerezza rispetto ad altri modi di montare e approcciarsi al cavallo cosa direbbe?
La Scuola della Leggerezza dà la possibilità a tutti, nessuno escluso, di imparare ad addestrare il proprio cavallo, qualsiasi tipo di cavallo, di qualsiasi razza, età, morfologia, senza usare mezzi coercitivi (come redini di ritorno, chiudibocca, speroni forti, ecc.), nel rispetto della sua anatomia, fisiologia, psicologia, biomeccanica, tenendo conto degli aspetti etologici, e seguendo i principi classici dei grandi Maestri del passato, per lo più dimenticati. La Scuola della Leggerezza significa una ginnastica indispensabile per scongiurare ed eliminare problematiche fisiche, significa un cavallo più longevo, andature migliori, equilibrio fisico e mentale, oltre a un miglior rapporto con il cavaliere.
F: Cosa ne pensa lei (e per esteso la scuola che rappresenta) della comunicazione con il cavallo tramite l'imboccatura? E' d'accordo con l'uso di imboccature severe in situazioni che potrebbero richiederne l'uso? E invece cosa pensa delle non-imboccatura e della comunicazione con il cavallo senza il coinvolgimento della bocca?
L'imboccatura è indispensabile per tutti gli obiettivi di addestramento del cavallo che la Scuola della Leggerezza ricerca. Tramite l'imboccatura posso decontrarre la mascella, flettere l'incollatura, fare tendere la linea superiore della schiena, riequilibrare, insomma senza di essa l'addestramento risulterebbe seriamente limitato. La comunicazione in senso stretto, inoltre, è favorita perché il dialogo che si instaura fra la mano del cavaliere e la bocca del cavallo permette un'intesa particolare non ottenibile con una capezzina o una bitless.
Sull'uso di imboccature severe, ne capisco la necessità in determinate situazioni, ma non la giustifico. Un semplice filetto è sufficiente per tutto. Il problema è che occorre che ci sia a monte un'addestramento appropriato, un uso intelligente della mano, che si acquisisce solo se si conoscono i procedimenti che portano a una "messa in mano" perfetta, quella che la Scuola della Leggerezza insegna.
Sulle non-imboccature penso che se tutti, ma veramente tutti, le usassero, il mondo sarebbe migliore. Quindi penso tutto il bene possibile. Ma, come dicevo prima, esse hanno delle limitazioni nell'addestramento del cavallo, soprattutto per ciò che riguarda la parte fisica, la parte del lavoro sull'equilibrio e sullo sviluppo muscolare del cavallo, che solo con l'imboccatura (che inizialmente è e deve essere un filetto) possiamo perseguire, a patto di impararne a conoscere l'uso, ossia i procedimenti che ti portano, appunto, a una messa in mano perfetta.
F: Da dove comincia, lei, il lavoro con un cavallo che non conosce? Valuta importanti le operazioni di grooming e, più in generale, il passare del tempo con il cavallo senza necessariamente doverlo montare?
L'addestramento vero e proprio inizia dal lavoro alla corda. Il lavoro alla corda classico prevede l'uso del capezzone (per tutti i cavalli, giovani e vecchi, esperti e inesperti), e l'uso del frustone come mezzo di comunicazione, oltre, ovviamente, alla longia. Il lavoro alla corda che si vede fare nei maneggi tradizionali è più per stancare il cavallo ("sgasarlo") o per sgambarlo che per dargli una vera educazione. In realtà esiste un procedimento molto preciso e una serie di accorgimenti particolari di cui occorre tenere conto nel lavoro alla corda, che fanno sì che questo sia veramente un modo per iniziare la comunicazione e dare le basi giuste per potere poi montare un cavallo senza problemi in futuro.
Altro capitolo è il lavoro a piedi, o "alla mano", che si esegue di fianco al cavallo, tenendo in mano le redini e usando una frusta da dressage (che anche in questo caso è un mezzo di comunicazione). Tappa addestrativa fondamentale, il lavoro a piedi è utile per iniziare il cavallo sdomo come lo è per rieducare un cavallo problematico o semplicemente per migliorare alcuni aspetti del lavoro che dalla sella non è possibile affrontare. Tutti i cavalli che lavoro, così come tutti gli allievi che seguo, conoscono il lavoro a terra, composto appunto dal lavoro alla corda e dal lavoro a piedi.
Quanto al grooming, così come al passare del tempo insieme al cavallo in situazioni di relax, trovo tutto ciò assolutamente utile, perché migliora la relazione e aumenta la confidenza, a patto che il rapporto con il cavallo da terra non sia totalmente sbilanciato a suo favore, ovvero che al cavallo non sia concesso tutto e non decida di fare tutto ciò che vuole... situazioni abbastanza frequenti nei maneggi. Si può dire che il rispetto reciproco fra cavallo e cavaliere e, in senso lato, l'addestramento, iniziano da quando... cavallo e cavaliere si incontrano! Non dal momento che si entra in maneggio, quindi, ma molto prima.
F: Cosa suggerirebbe in linea di massima a un giovane cavaliere che voglia migliorare la comunicazione in sella con il proprio cavallo?
Più che una risposta tecnica, è una risposta che concerne l'approccio con il mondo equestre. Il suggerimento è di non fermarsi agli insegnamenti ricevuti, qualunque sia l'istruttore o la scuola che si segue, ma cercare di andare oltre, informandosi, leggendo, ascoltando i rappresentanti delle diverse altre scuole, frequentando stage e osservando gli altri cavalieri lavorare. Questo per formarsi un proprio bagaglio culturale e tecnico, facendo però attenzione a non cambiare ogni cinque minuti metodo o filosofia di lavoro, sottoponendo quindi il cavallo a messaggi continuamente diversi e magari in antitesi fra di loro, perché questo logicamente non porta lontano. Occorre affidarsi a qualcuno e seguire la strada intrapresa, ma rimanendo, per così dire, in ascolto, con orecchi e occhi bene aperti. La cosa che apprezzo di più in molti dei miei allievi è che sono incuriositi da tutto e interessati a tutto, e cercano il meglio in ogni approccio, che sia etologico o classico. Per fortuna loro non devono fare gran strada perché molte risposte la Scuola della Leggerezza le dà già, chiare, immediate ed esaustive, e questa è la cosa che mi appaga di più.
F: Se dovesse fare una sintesi estrema del metodo che segue cosa direbbe per invogliare e convincere gli scettici?
E' ora di dire basta. Basta a bocche dure, insensibili, a imboccature forti, a chiudibocca stretti, a redini di ritorno, redini elastiche, gogue, chambon... Basta a cavalli incappucciati, o con la testa al vento, che pesano sulla mano, che scappano, o che non vanno avanti, che sgroppano, scartano, si impennano... Basta a avvicinamenti problematici al salto, cavalli fuori controllo fra un ostacolo e l'altro, seghettamenti in bocca, sgambate, speronate, buchi nel costato... Basta a siringhe, infiltrazioni, antiinfiammatori, calmanti, sedativi... Basta! La Scuola della Leggerezza è la soluzione.
La prima parte dell'intervista si conclude qui! Tenete d'occhio la nostra pagina web e la nostra Pagina ufficiale di Facebook per non perdervi la seconda parte!
Per avere un assaggio pratico del metodo adottato da Massimo Basili vi consiglio vivamente la lettura del suo articolo "Incappucciamento: Che fare?" direttamente dal suo blog.
Stay tuned.
F.
"Montare a cavallo senza conoscenze, senza delle fondamenta teoriche, rischia di far diventare l'equitazione, come lo è in effetti in molti ambienti equestri, una scienza empirica, nel migliore dei casi a trasmissione orale, là dove il fine giustifica i mezzi e tutto è permesso purché funzioni.
Chiunque monti a cavallo dovrebbe chiedersi se le proprie conoscenze siano adeguate all'attività che svolge, se quello che ha imparato è migliorabile o meno, se non esista qualcuno o qualcosa che ti possa far raggiungere migliori risultati in minor tempo e rispettando di più la natura del cavallo."
- Massimo Basili
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1 Anno insieme
Oggi è un giorno molto speciale!
Esattamente un anno fa, il 22 settembre del 2012, si avverava uno dei miei sogni più grandi!
Arrivava nella mia vita una turbolenta cavallina affamata d'amore.
Arrivava nella mia vita come un meteorite, con forza e irruenza, quasi troppo velocemente per rendersene conto.
Arrivava il mio piccolo miracolo, esattamente come l'avevo sempre immaginato, fin da quando ero solo una bimba.
Grazie Fabrizia per essere la costante di disordine nella mia vita: con te ogni giorno è una sfida, ogni giorno è fatica e felicità.
Ti ho promesso che farò di tutto per fare in modo che non ci separeremo mai più.
Ti sto regalando tutte le mie risorse, tutto il mio tempo, la mia testardaggine e il mio amore.
Voglio vivere la favola di vederti un giorno, tra tanti anni in un prato, libera fino all'ultimo secondo di vita. Basta che tu non smetta di essere così straordinariamente casinista, distrattamente dolce e terribilmente affascinante; e so che non smetterai mai di esserlo.
Non importa quello che possiamo fare insieme, i traguardi che riusciamo a raggiungere: ricordo a me stessa ogni giorno che il solo averti è la realizzazione di un sogno che credevo irraggiungibile.
So di non essere sempre perfetta, so di aver commesso molti errori e di essere a volte egoista: non so come ringraziarti per avermi donato il tuo tempo e la tua vita. Per avermi regalato la tua fedele attesa, il tuo affetto un po' da dura e la tua preziosissima esclusività.
Credo sia importante essere sempre grati ai nostri cavalli per il loro semplice ESSERCI. E io lo sono, lo sono tutti i giorni.
Inoltre un grazie particolare va a chi ha reso possibile e rende ogni giorno possibile questa fantastica favola: loro sanno di chi sto parlando, non c'è bisogno di fare nomi.
GRAZIE.
(Ovviamente oggi si festeggia con un mucchio di carote e mele!)
Esattamente un anno fa, il 22 settembre del 2012, si avverava uno dei miei sogni più grandi!
Arrivava nella mia vita una turbolenta cavallina affamata d'amore.
Arrivava nella mia vita come un meteorite, con forza e irruenza, quasi troppo velocemente per rendersene conto.
Arrivava il mio piccolo miracolo, esattamente come l'avevo sempre immaginato, fin da quando ero solo una bimba.
Grazie Fabrizia per essere la costante di disordine nella mia vita: con te ogni giorno è una sfida, ogni giorno è fatica e felicità.
Ti ho promesso che farò di tutto per fare in modo che non ci separeremo mai più.
Ti sto regalando tutte le mie risorse, tutto il mio tempo, la mia testardaggine e il mio amore.
Voglio vivere la favola di vederti un giorno, tra tanti anni in un prato, libera fino all'ultimo secondo di vita. Basta che tu non smetta di essere così straordinariamente casinista, distrattamente dolce e terribilmente affascinante; e so che non smetterai mai di esserlo.
Non importa quello che possiamo fare insieme, i traguardi che riusciamo a raggiungere: ricordo a me stessa ogni giorno che il solo averti è la realizzazione di un sogno che credevo irraggiungibile.
So di non essere sempre perfetta, so di aver commesso molti errori e di essere a volte egoista: non so come ringraziarti per avermi donato il tuo tempo e la tua vita. Per avermi regalato la tua fedele attesa, il tuo affetto un po' da dura e la tua preziosissima esclusività.
Credo sia importante essere sempre grati ai nostri cavalli per il loro semplice ESSERCI. E io lo sono, lo sono tutti i giorni.
Inoltre un grazie particolare va a chi ha reso possibile e rende ogni giorno possibile questa fantastica favola: loro sanno di chi sto parlando, non c'è bisogno di fare nomi.
GRAZIE.
SORPRESA! |
22 Settembre 2012 - 22 settembre 2013
(Ovviamente oggi si festeggia con un mucchio di carote e mele!)
Soothing
I’ll make you feel pure
Trust me
You can be sure
I’ll make you feel pure
Trust me
You can be sure
I want to reconcile the violence in your heart
I want to recognise your beauty’s not just a mask
I want to exorcise the demons from your past
I want to satisfy the undisclosed desires in your heart
I want to recognise your beauty’s not just a mask
I want to exorcise the demons from your past
I want to satisfy the undisclosed desires in your heart
You trick your lovers
That you’re wicked and divine
You may be a sinner
But your innocence is mine
That you’re wicked and divine
You may be a sinner
But your innocence is mine
Please me
Show me how it’s done
Tease me
You are the one
Show me how it’s done
Tease me
You are the one
I want to reconcile the violence in your heart
I want to recognise your beauty’s not just a mask
I want to exorcise the demons from your past
I want to satisfy the undisclosed desires in your heart
I want to recognise your beauty’s not just a mask
I want to exorcise the demons from your past
I want to satisfy the undisclosed desires in your heart
Please me
Show me how it’s done
Trust me
You are the one
Show me how it’s done
Trust me
You are the one
I want to reconcile the violence in your heart
I want to recognise your beauty’s not just a mask
I want to exorcise the demons from your past
I want to satisfy the undisclosed desires in your heart
I want to recognise your beauty’s not just a mask
I want to exorcise the demons from your past
I want to satisfy the undisclosed desires in your heart
Muse - Undisclosed Desires
sabato 21 settembre 2013
Bitless Dressage...è possibile?
Mi sono spesso sentita dire questo: ok, la BB va anche bene, ma non è possibile farci nulla di un po' specifico. La comunicazione è troppo approssimativa.
Insomma, in sintesi, niente dressage in BB.
Oggi volevo parlare proprio di questo: ma è vero che è impossibile lavorare in piano in modo preciso con la BB?
In realtà non voglio ovviamente portare me e la mia cavalla come esempi, anche se devo dire che, a parte il primo periodo in cui ovviamente dovevamo entrambe prenderci la mano, ora la comunicazione si è molto affinata e riusciamo a lavorare tranquillamente come quando avevamo il filetto, anzi, meglio.
Detto ciò volevo però riportare alcune immagini e alcuni video che, da soli, saranno in grado di testimoniare che, in effetti, SI PUO' lavorare in piano, arrivando anche a livelli piuttosto alti, senza utilizzare il morso, ma solo con la Bitless Bridle!
Insomma, in sintesi, niente dressage in BB.
Oggi volevo parlare proprio di questo: ma è vero che è impossibile lavorare in piano in modo preciso con la BB?
In realtà non voglio ovviamente portare me e la mia cavalla come esempi, anche se devo dire che, a parte il primo periodo in cui ovviamente dovevamo entrambe prenderci la mano, ora la comunicazione si è molto affinata e riusciamo a lavorare tranquillamente come quando avevamo il filetto, anzi, meglio.
Detto ciò volevo però riportare alcune immagini e alcuni video che, da soli, saranno in grado di testimoniare che, in effetti, SI PUO' lavorare in piano, arrivando anche a livelli piuttosto alti, senza utilizzare il morso, ma solo con la Bitless Bridle!
http://www.lg-bridle.com/ |
Ovviamente la BB può non essere SEMPRE la soluzione ideale per ogni cavallo, ma sicuramente è UNA delle soluzioni e, al momento, secondo la mia valutazione, è anche la soluzione che più si avvicina ad un'equitazione rispettosa ed "educata".
Mi rendo conto che ho inserito immagini e video di vario genere e non tutti parlavano della Bitless Bridle del Dottor Cook, quella usata attualmente da me, ma il concetto è sempre questo: si possono ottenere grandi risultati senza che il cavallo abbia in bocca un ferro?
Tutto questo sembrerebbe dimostrare che sì, si può fare.
Tutto questo sembrerebbe dimostrare che sì, si può fare.
Io ci credo.
venerdì 20 settembre 2013
Il trailer: questo sconosciuto
Eccomi di ritorno dopo qualche giorno turbolento.
Allora, volevo parlare di un problema piuttosto scottante che tra poco coinvolgerà piuttosto da vicino me e la mia cavalla.
Si tratta di una questione irrisolta piuttosto comune, ma che spesso viene messa nel dimenticatoio e risolta in modo rapido e rude. Anche se io non userei la parola "risolta" per quello che spesso si vede in giro, soprattutto nel mondo dei concorsi dove questo scomodo "processo" è necessario.
Sto parlando di caricare/scaricare i cavalli dai van o dai trailer.
Nel mondo dei concorsi è, appunto, qualcosa di quotidiano quasi: ho sempre avuto a che fare con cavalli non particolarmente giovani che, forti di anni di concorsi alle spalle, salivano su van e trailer senza troppi problemi.
Questa volta, con la mia pazza e instabile cavalla, non sarà la stessa cosa.
Ho scelto quindi di affrontare l'argomento partendo da un testo di Buck Brannaman che ho già citato in alcuni articoli.
I ringraziamenti vanno, ovviamente, ancora a Roberta Giovinazzo, mia traduttrice ufficiale ormai.
"Molte persone considerano il caricare i cavalli in un trailer qualcosa di simile al sottoporsi ad un’operazione a cuore aperto. Sanno di doverlo fare, ma faranno qualunque cosa in loro potere per evitarlo. Questo accade perché non capiscono cosa significhi veramente caricare su un trailer. In realtà è abbastanza semplice, tuttavia: se un cavallo si fa guidare bene, se cammina con te ovunque tu desideri andare, si farà caricare bene. È un atto di fiducia tra due esseri viventi."
Credo sia molto importante partire da questo "atto di fiducia".
Dopotutto non è l'equitazione tutta un atto di fiducia? Un cavaliere che si fida di un cavallo, un essere di 500 kg capace di ucciderlo senza problemi. Un cavallo, una preda, che piano piano si fida dell'uomo, il miglior (o forse il peggiore) predatore sulla Terra.
Il viaggio in trailer non fa eccezione.
Se non c'è fiducia tra cavallo e cavaliere si fa prima ad andare a piedi senz'altro.
Vorrei inoltre precisare, che viste le scenate di violenza e rabbia che ogni tanto capitano davanti ad un cavallo che si rifiuta di salire sul trailer I METODI VIOLENTI non rientrano nella MIA idea di soluzione a questo problema.
Quindi via le fruste, abbassare le voce e basta con gli strattoni.
Questo è quello che ritengo sia l'obbiettivo da raggiungere per caricare un cavallo in sicurezza e tranquillità su un mezzo di trasporto.
Seguendo sempre il ragionamento di Buck Brannaman tutto parte dalla conduzione del cavallo.
Facciamo un piccolo test: il cavallo, quando lo portiamo a brucare l'erba alla lunghina, cosa fa? Ci trascina in giro? Pensa solo al cibo e non ci ascolta? O riusciamo a camminare insieme, con calma e controllo?
"Caricare i cavalli non sarebbe un problema se anche guidarli non fosse un problema. Mi piacerebbe avere dieci centesimi per ogni cavallo che vedo che trascina per la lunghina il suo proprietario in giro oppure che vedo venire trascinato. O che gira a destra dopo essere stato fatto girare a sinistra tre volte. Pensereste che la persona in questione sia imbarazzata da morire da queste situazioni, ma non lo è. Io lo sarei. "
Anche io lo sarei. O meglio, lo sono! Spesso diamo poca importanza alla conduzione a mano: portiamo in giro il nostro cavallo in modo approssimativo, senza considerare questo step come qualcosa di fondamentale nel nostro rapporto con il cavallo.
Eppure tutto ciò è alla base dell'azione di caricare il cavallo su un trasporto.
Visto che i cavalli hanno paura di salire sulla pedana tanto quanto tendono a portare in giro i loro cavalieri quando sono in capezza e lunghina credo sia importantissimo rivalutare questo aspetto dell'addestramento del nostro equino.
A questo proposito Buck ci dà un utilissimo suggerimento:
"I problemi che si hanno quando si conduce un cavallo si verificano perché c’è una mancanza di un lavoro di base da terra. Un cavallo che ha imparato a legarsi (emotivamente) ad un umano e a liberare i suoi piedi seguirà la persona con calma e volontà. C’è da dire una cosa, tuttavia: le persone spesso conducono i cavalli stando nella posizione sbagliata; camminano direttamente di fronte al cavallo o stanno dietro, vicino all’anca. Entrambi i punti sono punti ciechi in cui il cavallo non puoi vedervi, quindi non meravigliatevi se vi investirà o vi farà roteare e vi sbatterà per terra. Cercate di stare abbastanza al suo fianco e davanti, in modo che possa vedervi. Dovreste riuscire a girare a destra senza investire il cavallo per poterlo fare."
Pensate che non sia importante/un comportamento diffuso? E invece lo è! Quante volte abbiamo visto ragazzine portare in giro pony o cavalli annoiati trascinadoseli dietro o, peggio, trattandoli come se fossero cagnolini e stando quindi molto indietro rispetto a loro?
Alzi la mano che ha visto scene del genere! O forse è più facile chiedere di farlo a chi NON abbia MAI visto cose simili...
Cosa fare quindi?
Beh, sicuramente io non sono la persona migliore per insegnare come caricare un cavallo su un rimorchio, ma la soluzione è nelle parole di quel grande uomo di cavalli che è Buck Brannaman: cementiamo il rapporto con il nostro quattrogambe, impariamo a costruire la fiducia, impariamo a condurlo in sicurezza e con la tanto ricercata "ferma gentilezza" e tutto il resto - in teoria - verrà da se.
F.
Allora, volevo parlare di un problema piuttosto scottante che tra poco coinvolgerà piuttosto da vicino me e la mia cavalla.
Si tratta di una questione irrisolta piuttosto comune, ma che spesso viene messa nel dimenticatoio e risolta in modo rapido e rude. Anche se io non userei la parola "risolta" per quello che spesso si vede in giro, soprattutto nel mondo dei concorsi dove questo scomodo "processo" è necessario.
Sto parlando di caricare/scaricare i cavalli dai van o dai trailer.
Nel mondo dei concorsi è, appunto, qualcosa di quotidiano quasi: ho sempre avuto a che fare con cavalli non particolarmente giovani che, forti di anni di concorsi alle spalle, salivano su van e trailer senza troppi problemi.
Questa volta, con la mia pazza e instabile cavalla, non sarà la stessa cosa.
Ho scelto quindi di affrontare l'argomento partendo da un testo di Buck Brannaman che ho già citato in alcuni articoli.
I ringraziamenti vanno, ovviamente, ancora a Roberta Giovinazzo, mia traduttrice ufficiale ormai.
"Molte persone considerano il caricare i cavalli in un trailer qualcosa di simile al sottoporsi ad un’operazione a cuore aperto. Sanno di doverlo fare, ma faranno qualunque cosa in loro potere per evitarlo. Questo accade perché non capiscono cosa significhi veramente caricare su un trailer. In realtà è abbastanza semplice, tuttavia: se un cavallo si fa guidare bene, se cammina con te ovunque tu desideri andare, si farà caricare bene. È un atto di fiducia tra due esseri viventi."
Credo sia molto importante partire da questo "atto di fiducia".
Dopotutto non è l'equitazione tutta un atto di fiducia? Un cavaliere che si fida di un cavallo, un essere di 500 kg capace di ucciderlo senza problemi. Un cavallo, una preda, che piano piano si fida dell'uomo, il miglior (o forse il peggiore) predatore sulla Terra.
Il viaggio in trailer non fa eccezione.
Se non c'è fiducia tra cavallo e cavaliere si fa prima ad andare a piedi senz'altro.
Vorrei inoltre precisare, che viste le scenate di violenza e rabbia che ogni tanto capitano davanti ad un cavallo che si rifiuta di salire sul trailer I METODI VIOLENTI non rientrano nella MIA idea di soluzione a questo problema.
Quindi via le fruste, abbassare le voce e basta con gli strattoni.
Questo è quello che ritengo sia l'obbiettivo da raggiungere per caricare un cavallo in sicurezza e tranquillità su un mezzo di trasporto.
Seguendo sempre il ragionamento di Buck Brannaman tutto parte dalla conduzione del cavallo.
Facciamo un piccolo test: il cavallo, quando lo portiamo a brucare l'erba alla lunghina, cosa fa? Ci trascina in giro? Pensa solo al cibo e non ci ascolta? O riusciamo a camminare insieme, con calma e controllo?
"Caricare i cavalli non sarebbe un problema se anche guidarli non fosse un problema. Mi piacerebbe avere dieci centesimi per ogni cavallo che vedo che trascina per la lunghina il suo proprietario in giro oppure che vedo venire trascinato. O che gira a destra dopo essere stato fatto girare a sinistra tre volte. Pensereste che la persona in questione sia imbarazzata da morire da queste situazioni, ma non lo è. Io lo sarei. "
Anche io lo sarei. O meglio, lo sono! Spesso diamo poca importanza alla conduzione a mano: portiamo in giro il nostro cavallo in modo approssimativo, senza considerare questo step come qualcosa di fondamentale nel nostro rapporto con il cavallo.
Eppure tutto ciò è alla base dell'azione di caricare il cavallo su un trasporto.
Visto che i cavalli hanno paura di salire sulla pedana tanto quanto tendono a portare in giro i loro cavalieri quando sono in capezza e lunghina credo sia importantissimo rivalutare questo aspetto dell'addestramento del nostro equino.
A questo proposito Buck ci dà un utilissimo suggerimento:
"I problemi che si hanno quando si conduce un cavallo si verificano perché c’è una mancanza di un lavoro di base da terra. Un cavallo che ha imparato a legarsi (emotivamente) ad un umano e a liberare i suoi piedi seguirà la persona con calma e volontà. C’è da dire una cosa, tuttavia: le persone spesso conducono i cavalli stando nella posizione sbagliata; camminano direttamente di fronte al cavallo o stanno dietro, vicino all’anca. Entrambi i punti sono punti ciechi in cui il cavallo non puoi vedervi, quindi non meravigliatevi se vi investirà o vi farà roteare e vi sbatterà per terra. Cercate di stare abbastanza al suo fianco e davanti, in modo che possa vedervi. Dovreste riuscire a girare a destra senza investire il cavallo per poterlo fare."
Pensate che non sia importante/un comportamento diffuso? E invece lo è! Quante volte abbiamo visto ragazzine portare in giro pony o cavalli annoiati trascinadoseli dietro o, peggio, trattandoli come se fossero cagnolini e stando quindi molto indietro rispetto a loro?
Alzi la mano che ha visto scene del genere! O forse è più facile chiedere di farlo a chi NON abbia MAI visto cose simili...
Cosa fare quindi?
Beh, sicuramente io non sono la persona migliore per insegnare come caricare un cavallo su un rimorchio, ma la soluzione è nelle parole di quel grande uomo di cavalli che è Buck Brannaman: cementiamo il rapporto con il nostro quattrogambe, impariamo a costruire la fiducia, impariamo a condurlo in sicurezza e con la tanto ricercata "ferma gentilezza" e tutto il resto - in teoria - verrà da se.
F.
martedì 17 settembre 2013
Il palio di Asti: ecco la verità
"La morte del cavallo Mamuthones al palio di Asti ripropone l'urgenza di porre fine al più presto a queste forme di sfruttamento ed uccisione di animali per il divertimento umano.
Nel caso specifico tutti hanno detto che l'animale si sarebbe imbizzarrito. Pochi però si sono accorti di quanto accade alcuni secondi prima che il cavallo cada e muoia: il fantino gli assesta una serie di violenti colpi di nerbo quando ancora il canapo è alto. Per sottrarsi al dolore il cavallo sgroppa e vi incespica, cadendo pesantemente a terra e sbattendo la testa.
Per tale motivo la nostra associazione presenterà una denuncia, chiedendo che vengano accertate le responsabilità del fantino.
L'uso della frusta (in questo caso del nerbo) è sempre stato contemplato come una normalità in alcuni sport equestri e nell'ippica, sebbene approfonditi studi scientifici abbiano dimostrato che trattasi più che altro di una forma di violenza gratuita.
In questo caso, è ancora più grave che il cavallo abbia dovuto subirla nelle fasi precedenti la partenza.
Questo ennesimo incidente dimostra come sia impossibile garantire una tutela dei cavalli sfruttati in queste manifestazioni.
E' dunque ora di dire basta all'uso degli animali nei palii: chiediamo il sostegno dei cittadini attraverso la firma della petizione NOPALIO, che ad oggi ha raccolto oltre 18.000 firme."
IHP - Italian Horse Protection association
domenica 15 settembre 2013
Fashion...or not?
Mi scuso per l'assenza di questi giorni, ma di recente la nostra famiglia pelosa si è allargata! E' arrivata la piccola Selene, cucciola di 3 mesi di pastore maremmano incrociato con un labrador: il suo arrivo ha assorbito tutte le mie energie in questi ultimi due giorni!
In attesa di un articolo che ritengo molto interessante, ma che so che si sta facendo attendere, vi regalo un'esclusivissima immagine che ritrae un - non poi così raro - esemplare di EQUESTRIAN FASHION BLOGGER&RIDER!
Italian Rider Irina Tosoni and Demolition Man (Distant Way x Shadha, genealogia da Ribot)
Outift
Irina is wearing: pantaloni Tattoni, pink polo by Raffaele Lauren, occhiali Trucci. Stivali FascianTi.
Demolition Man is wearing: pelo sauro impreziosito da lista bianca, criniera trapuntata di truciolo
In basso a sinistra si può notare parte della nuova fashion bag by Fouganza, modello squarcè homemade con lavorazione artigianale prodotta dai denti di Demolition Man.
In attesa di un articolo che ritengo molto interessante, ma che so che si sta facendo attendere, vi regalo un'esclusivissima immagine che ritrae un - non poi così raro - esemplare di EQUESTRIAN FASHION BLOGGER&RIDER!
Italian Rider Irina Tosoni and Demolition Man (Distant Way x Shadha, genealogia da Ribot)
Outift
Irina is wearing: pantaloni Tattoni, pink polo by Raffaele Lauren, occhiali Trucci. Stivali FascianTi.
Demolition Man is wearing: pelo sauro impreziosito da lista bianca, criniera trapuntata di truciolo
In basso a sinistra si può notare parte della nuova fashion bag by Fouganza, modello squarcè homemade con lavorazione artigianale prodotta dai denti di Demolition Man.
- Thank you to our models Irina and Demolition Man (Distant Way x Shadha da Ribot) and our photographer Francesca Guercilena (c).
Ovviamente potrete trovare tutti gli elementi dell'outfit di Irina e Demolition Man andando in una qualsiasi selleria e strisciando la carta di credito!
Ovviamente si tratta solo di una piccola parodia, ma che abbiamo creato (in collaborazione con Irina e Francesca) con lo scopo di ridere riflettendo.
Questo è quello che potete trovare su gran parte dei siti e blog gestiti da "appassionati" di equitazione.
Sicuramente è come avere sempre a disposizione un glossario di marche equestri, ma spesso e volentieri l'utilità degli articoli presentati online si ferma qui.
Perché? Possibile che tutto ciò che interessa al popolo equestre del ventunesimo secolo si riduca ormai a una sfilata di moda e ad un'ostentazione del lusso e della ricchezza?
Penso sia il caso di ragionarci su!
F.
F.
venerdì 13 settembre 2013
L'inutile escalation di dolore - Buck Brannaman
"Quando un po' di persone non riescono a ottenere che il proprio cavallo lavori seguendo una sensazione, con un filetto, la maggior parte di loro ti dirà: "accidenti, prendi un'altra imboccatura, prendi qualcosa con una leva più lunga, mettici una catena" e poi quando il cavallo sta veramente per ribaltarsi: "mettigli un abbassatesta". Se poi ancora si ribella all'abbassatesta allora "mettigli la catena di una bicicletta sul naso"... voglio dire, non finiscono mai, ciò che fanno diventa medievale.
Ma quando ottieni che il tuo cavallo collabora seguendo una sensazione, non fa molta differenza ciò che gli metti addosso. Invece molte persone lasciano da parte il filetto perché hanno fallito... e vanno a prendere un altro morso. Ovviamente chi vende finimenti ama che le persone facciano così. Vanno a prendere un altro morso e falliscono di nuovo, rovinando il loro cavallo. Poi li rovinano tutti con quello, poi prendono un altro morso e molto presto hanno un'intera parete piena di morsi appesi e non riescono ancora a controllare il cavallo.
Con tutti quei soldi che hanno sprecato con i morsi avrebbero potuto probabilmente comprare una sella decente per il cavallo in modo che non dovesse adattarsi alla sella scadente che magari hanno. Così almeno quello sarebbe stato qualcosa di proficuo.
- Buck Brannaman
Condivido questo pensiero in modo del tutto totale. Sebbene io abbia abbandonato il filetto per passare alla bitless bridle (che in ogni caso si può definire ancora più leggera, ancora più bisognosa di quella "sensazione"...) credo sia importantissimo denunciare la dolorosa escalation delle imboccature. Leve, morsi, catenelle. Perché tutto questo?
Dove è finita la nostra voglia di montare in sintonia con il cavallo?
Dietro ad ogni cavaliere (insomma..a QUASI ogni cavaliere) non c'è forse un bambino affascinato da queste grandi creature? Non c'era forse solo il desiderio di poter galoppare con loro so una spiaggia, di poterli spazzolare, accudire e amare?
Dove sono finiti, tutti i nostri sogni di bambini?
Siamo stati divorati da questa malattia che è la corsa al morso più forte, all'imboccatura più severa, ma in tutto questo è nostro dovere ricordarci chi siamo e qual è il nostro scopo iniziale.
Se anche la vostra storia è iniziata come la mia, fatta di pura passione, smettete come ho fatto io, di comprare pelham, pessoa e quant'altro.
ESISTE un'altra via per tutto questo.
E non è assolutamente detto che il risultato debba essere peggiore.
F
Thank You to R.G.
"Tutto ciò che il tuo cavallo cerca sono le cose che contano di più: pace e contentezza. Dai a lui queste cose." - Buck Brannaman
giovedì 12 settembre 2013
Quando la vita ti offre limoni, fai una limonata. Cronaca di un'ora in sella.
Ciao a tutti!
Innanzitutto vi ringrazio per aver aiutato il blog ad arrivare alle 3000 visualizzazioni! E' un grande traguardo considerando è stato raggiunto in poco più che un mese e che gli argomenti del blog possono non essere i più popolari della rete!
Vorrei parlarvi dell'allenamento di oggi con Fabrizia: non so se questo può essere un articolo interessante, ma credo che possa essere utile condividere qualche informazione sul mio modo di lavorare con la mia cavalla.
Innanzitutto premetto che purtroppo non ho foto della sessione di allenamento poiché non c'era nessuno in maneggio per fotografarmi (essere da soli a montare ha i suoi pro e contro dopotutto!).
Ad ogni modo, oggi ho cercato di lavorare con Fabrizia sulle transizioni, ma il lavoro non è iniziato bene: dopo un po' di riscaldamento ho fatto l'errore di far fare un po' di galoppino leggero alla cavalla per mettere motore per poi rimettermi al trotto.
Purtroppo, nonostante io le abbia chiesto solo un po' di galoppo tranquillo, stando in sospensione e chiedendo tante transizioni a scendere, questo è bastato a scaldare Fabrizia e a renderla decisamente fuori controllo.
Il poco motore che avrei voluto in più nel suo trotto è diventato esagerato e ha reso molto confusionario il mio tentativo di rimettere ordine e di riprendere a lavorare correttamente.
Nei successivi 10 minuti ho avuto una cavalla completamente fuori che più che galoppare in giro, trottare sbattendo la testa e cambiare direzione repentinamente non faceva.
La cosa mi ha fatto letteralmente perdere la pazienza: terribile errore che purtroppo commetto spesso.
Dopo qualche minuto di delusione e di rabbia ho rimetto ordine nella mia testa e mi sono imposta di trovare una soluzione tranquilla e razionale al problema.
Da qui allora tanto lavoro sulle transizioni come, d'altra parte, avevo già pensato di fare: trotto leggero intervallato con lunghi momenti di passo non appena la cavalla accennava a scaldarsi troppo.
Dopo aver tentato con questo lavoro sulla pista con scarsi risultati le ho permesso di galoppare e sfogarsi un po', ma ovviamente questo è servito a poco e ho dovuto ricominciare con il lavoro sulle transizioni trotto-passo-trotto.
Dopo un'ora buona in campo ho deciso di tentare un altro schema: mettendomi al passo ho utilizzato i due lati lunghi del campo per lavorare sulle flessioni.
Su un lato chiedevo una leggera flessione interna e sull'altro una leggera controflessione. Sui lati corti mantenevo la cavalla dritta.
Considerando che Fabrizia NON si flette praticamente a destra (cosa che ho scoperto utilizzando la Bitless e quindi non avendo nessuno strumento per convincerla a "piegarsi" dove volevo io) posso dirmi totalmente soddisfatta.
Facendo questo esercizio al passo ho potuto lavorare anche molto sull'impulso poiché, trattandosi di un'andatura lenta, non c'era il rischio che la situazione mi sfuggisse di mano.
Dopo aver cambiato mano ho provato l'esercizio al trotto e sono rimasta piacevolmente stupita.
La cavalla è rimasta seria (a parte qualche "lato lungo" un po' troppo esuberante, ma, considerando che non potevo chiederle di spegnere il motore, poco male!) e FLESSA correttamente per tutto l'esercizio a entrambe le mani!
DURATA: 1 ora e mezza circa.
RISULTATO: 10 +
Sono molto soddisfatta, anche se mi dispiace aver perso la pazienza: è un errore comune, ma assolutamente da evitare, soprattutto con una cavalla nevrile, dominante e dal passato turbolento come la mia.
L'ho ovviamente premiata con tanto passo a redini lunghe che lei adora sempre: distende perfettamente il collo e si guarda intorno.
Uscite dal campo l'ho spazzolata massaggiandole la schiena e dandole qualche mela e qualche carota assolutamente guadagnate.
Il mio ragazzo ha ammesso - tastando il collo di Fabrizia - che ci si farebbero delle ottime bresaole.
Lasciando stare il suo pessimo senso dell'umorismo (Fabrizia tra parentesi è assolutamente NON macellabile! E i vostri cavalli?) sono stata anche io molto soddisfatta dei muscoli della mia cavalla, soprattutto considerando lo stato penoso in cui erano quando la acquistai.
Sta diventando veramente splendida. Grazie Fabri.
Innanzitutto vi ringrazio per aver aiutato il blog ad arrivare alle 3000 visualizzazioni! E' un grande traguardo considerando è stato raggiunto in poco più che un mese e che gli argomenti del blog possono non essere i più popolari della rete!
Vorrei parlarvi dell'allenamento di oggi con Fabrizia: non so se questo può essere un articolo interessante, ma credo che possa essere utile condividere qualche informazione sul mio modo di lavorare con la mia cavalla.
Innanzitutto premetto che purtroppo non ho foto della sessione di allenamento poiché non c'era nessuno in maneggio per fotografarmi (essere da soli a montare ha i suoi pro e contro dopotutto!).
Ad ogni modo, oggi ho cercato di lavorare con Fabrizia sulle transizioni, ma il lavoro non è iniziato bene: dopo un po' di riscaldamento ho fatto l'errore di far fare un po' di galoppino leggero alla cavalla per mettere motore per poi rimettermi al trotto.
Purtroppo, nonostante io le abbia chiesto solo un po' di galoppo tranquillo, stando in sospensione e chiedendo tante transizioni a scendere, questo è bastato a scaldare Fabrizia e a renderla decisamente fuori controllo.
Il poco motore che avrei voluto in più nel suo trotto è diventato esagerato e ha reso molto confusionario il mio tentativo di rimettere ordine e di riprendere a lavorare correttamente.
Nei successivi 10 minuti ho avuto una cavalla completamente fuori che più che galoppare in giro, trottare sbattendo la testa e cambiare direzione repentinamente non faceva.
La cosa mi ha fatto letteralmente perdere la pazienza: terribile errore che purtroppo commetto spesso.
Dopo qualche minuto di delusione e di rabbia ho rimetto ordine nella mia testa e mi sono imposta di trovare una soluzione tranquilla e razionale al problema.
Da qui allora tanto lavoro sulle transizioni come, d'altra parte, avevo già pensato di fare: trotto leggero intervallato con lunghi momenti di passo non appena la cavalla accennava a scaldarsi troppo.
Dopo aver tentato con questo lavoro sulla pista con scarsi risultati le ho permesso di galoppare e sfogarsi un po', ma ovviamente questo è servito a poco e ho dovuto ricominciare con il lavoro sulle transizioni trotto-passo-trotto.
Dopo un'ora buona in campo ho deciso di tentare un altro schema: mettendomi al passo ho utilizzato i due lati lunghi del campo per lavorare sulle flessioni.
Su un lato chiedevo una leggera flessione interna e sull'altro una leggera controflessione. Sui lati corti mantenevo la cavalla dritta.
Considerando che Fabrizia NON si flette praticamente a destra (cosa che ho scoperto utilizzando la Bitless e quindi non avendo nessuno strumento per convincerla a "piegarsi" dove volevo io) posso dirmi totalmente soddisfatta.
Facendo questo esercizio al passo ho potuto lavorare anche molto sull'impulso poiché, trattandosi di un'andatura lenta, non c'era il rischio che la situazione mi sfuggisse di mano.
Dopo aver cambiato mano ho provato l'esercizio al trotto e sono rimasta piacevolmente stupita.
La cavalla è rimasta seria (a parte qualche "lato lungo" un po' troppo esuberante, ma, considerando che non potevo chiederle di spegnere il motore, poco male!) e FLESSA correttamente per tutto l'esercizio a entrambe le mani!
DURATA: 1 ora e mezza circa.
RISULTATO: 10 +
Sono molto soddisfatta, anche se mi dispiace aver perso la pazienza: è un errore comune, ma assolutamente da evitare, soprattutto con una cavalla nevrile, dominante e dal passato turbolento come la mia.
L'ho ovviamente premiata con tanto passo a redini lunghe che lei adora sempre: distende perfettamente il collo e si guarda intorno.
Uscite dal campo l'ho spazzolata massaggiandole la schiena e dandole qualche mela e qualche carota assolutamente guadagnate.
Il mio ragazzo ha ammesso - tastando il collo di Fabrizia - che ci si farebbero delle ottime bresaole.
Lasciando stare il suo pessimo senso dell'umorismo (Fabrizia tra parentesi è assolutamente NON macellabile! E i vostri cavalli?) sono stata anche io molto soddisfatta dei muscoli della mia cavalla, soprattutto considerando lo stato penoso in cui erano quando la acquistai.
Sta diventando veramente splendida. Grazie Fabri.
mercoledì 11 settembre 2013
Goodbye Albin
Mi sento di dedicare un articolo a questo campione e orgoglio italiano a cui avevamo già detto addio nel 2008 a Verona, ma che non avevamo mai davvero dimenticato!
Non voglio però parlare di Albin facendo riferimento solo alla sua morte o, comunque, al suo abbandono della carriera agonistica: credo che Albin meriti di essere ricordato per molto altro ed è un'altra l'immagine che ci tengo rimanga di lui su questa pagina web.
Credo che Albin sia da citare per la diversità: considerando che ci troviamo su un blog che si dedica alla "missione" di andare oltre i luoghi comuni Albin merita un posto d'onore su Il Mondo Oltre L'Ostacolo.
Probabilmente pochi lo sanno, soprattutto tra coloro che non seguono l'ambiente del salto ostacoli agonistico, ma Albin era il tipico cavallo "inadatto" che si compra per una manciata di soldi.
Inadatto a cosa?
Inadatto a tutto: inadatto a fare passeggiate, inadatto a fare da riproduttore, inadatto a saltare persino.
Inadatto al lavoro in generale.
Tutto di Albin, a partire dalla sua genealogia un po' strana (da parte di madre aveva sangue da trottatore persino!), sembrava dire che non avrebbe mai trovato un posto nel mondo dell'equitazione.
Era il tipico cavallo che i commercianti non sanno mai a chi vendere: non particolarmente bravo e talentuoso nel lavoro in piano era contraddistinto dai limiti. Albin era il cavallo dei limiti: essenzialmente era troppo limitato in qualsiasi campo per poter eccellere in qualcosa e non andava nemmeno bene per fare il mediocre cavallino da passeggiata di un amatore in quanto troppo nevrile.
Quante volte abbiamo incontrato cavalli così? Cavalli che sembrano destinati a rimanere in un limbo, in attesa che qualcuno li acquisti e li conduca all'oblio a cui sono destinati.
Ciò che ha dato una svolta decisiva alla vita di Albin che sembrava essere arrivata al capolinea fin troppo in fretta è stato proprio Juan Carlos Garcia.
In un certo senso si può dire che l'uomo dei record e il cavallo dei limiti si siano incontrati senza sapere che le loro vite sarebbero state irrimediabilmente cambiate da questa bizzarra unione.
Albin e Juan Carlos sono la prova vivente di quanto credere in qualcosa possa fare veri e propri miracoli: entrambi hanno creduto l'uno nell'altro e ciò li ha resi letteralmente una leggenda, prima di tutto in Italia, ma poi in tutto il mondo.
Le misere premesse offerte dal background della vita e della genealogia di Albin, unite alla fede, alla pazienza e alla volontà del suo cavaliere hanno portato il loro binomio nei più importanti campi da gara del mondo, e sui gradini più alti del podio.
Questa storia tutta italiana ci ricorda molto quella di Eric Lamaze e del suo celebre compagno Hickstead e forse è la storia di altre decine di campioni indimenticabili: eppure quanti sono i cavalli dalla genealogia pazzesca che finiscono a fare le B110 in qualche piccolo centro ippico? Quanti non riescono nemmeno ad eguagliare le imprese dei loro avi quando tutto sembra promettere carriere da sogno?
Eppure questi cavalli, questi "signori nessuno" riescono a superare molti blasonati colleghi. Perché?
Le risposte a questa domanda possono essere molteplici: fortuna, caso...
Io però preferisco parlare di amore, passione e forza di volontà.
Preferisco citare questi cavalli come esempi di voci fuori dal coro coraggiose e capaci di farsi sentire.
Non posso che ringraziare Albin per questa immensa lezione di vita, per la sua storia che insegna che nulla è impossibile.
Soprattutto con i cavalli.
Non voglio però parlare di Albin facendo riferimento solo alla sua morte o, comunque, al suo abbandono della carriera agonistica: credo che Albin meriti di essere ricordato per molto altro ed è un'altra l'immagine che ci tengo rimanga di lui su questa pagina web.
Credo che Albin sia da citare per la diversità: considerando che ci troviamo su un blog che si dedica alla "missione" di andare oltre i luoghi comuni Albin merita un posto d'onore su Il Mondo Oltre L'Ostacolo.
Probabilmente pochi lo sanno, soprattutto tra coloro che non seguono l'ambiente del salto ostacoli agonistico, ma Albin era il tipico cavallo "inadatto" che si compra per una manciata di soldi.
Inadatto a cosa?
Inadatto a tutto: inadatto a fare passeggiate, inadatto a fare da riproduttore, inadatto a saltare persino.
Inadatto al lavoro in generale.
Tutto di Albin, a partire dalla sua genealogia un po' strana (da parte di madre aveva sangue da trottatore persino!), sembrava dire che non avrebbe mai trovato un posto nel mondo dell'equitazione.
Era il tipico cavallo che i commercianti non sanno mai a chi vendere: non particolarmente bravo e talentuoso nel lavoro in piano era contraddistinto dai limiti. Albin era il cavallo dei limiti: essenzialmente era troppo limitato in qualsiasi campo per poter eccellere in qualcosa e non andava nemmeno bene per fare il mediocre cavallino da passeggiata di un amatore in quanto troppo nevrile.
Quante volte abbiamo incontrato cavalli così? Cavalli che sembrano destinati a rimanere in un limbo, in attesa che qualcuno li acquisti e li conduca all'oblio a cui sono destinati.
Ciò che ha dato una svolta decisiva alla vita di Albin che sembrava essere arrivata al capolinea fin troppo in fretta è stato proprio Juan Carlos Garcia.
In un certo senso si può dire che l'uomo dei record e il cavallo dei limiti si siano incontrati senza sapere che le loro vite sarebbero state irrimediabilmente cambiate da questa bizzarra unione.
Albin e Juan Carlos sono la prova vivente di quanto credere in qualcosa possa fare veri e propri miracoli: entrambi hanno creduto l'uno nell'altro e ciò li ha resi letteralmente una leggenda, prima di tutto in Italia, ma poi in tutto il mondo.
Le misere premesse offerte dal background della vita e della genealogia di Albin, unite alla fede, alla pazienza e alla volontà del suo cavaliere hanno portato il loro binomio nei più importanti campi da gara del mondo, e sui gradini più alti del podio.
Questa storia tutta italiana ci ricorda molto quella di Eric Lamaze e del suo celebre compagno Hickstead e forse è la storia di altre decine di campioni indimenticabili: eppure quanti sono i cavalli dalla genealogia pazzesca che finiscono a fare le B110 in qualche piccolo centro ippico? Quanti non riescono nemmeno ad eguagliare le imprese dei loro avi quando tutto sembra promettere carriere da sogno?
Eppure questi cavalli, questi "signori nessuno" riescono a superare molti blasonati colleghi. Perché?
Le risposte a questa domanda possono essere molteplici: fortuna, caso...
Io però preferisco parlare di amore, passione e forza di volontà.
Preferisco citare questi cavalli come esempi di voci fuori dal coro coraggiose e capaci di farsi sentire.
Non posso che ringraziare Albin per questa immensa lezione di vita, per la sua storia che insegna che nulla è impossibile.
Soprattutto con i cavalli.
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