domenica 8 settembre 2013

Il Barefoot: perché no? Perché sì?

Ho iniziato a interessarmi al barefoot circa un anno fa, quando acquistai la mia cavalla, ma come probabilmente alcuni di voi sanno, non mi sono mai decisa a metterla scalza. 

Ma innanzitutto: il barefoot è molto di più che togliere i ferri e stop; il barefoot è un modo di
pensare e uno stile di vita.
Così mi è stato presentato perlomento quando ho incominciato a cercare informazioni in merito a questo metodo.
Partendo dal presupposto che ritengo che tutti noi dovremmo essere convinti o quanto meno consapevoli che il ferro - come anche l'imboccatura - è qualcosa di ESTRANEO alla natura del cavallo e che può rivelarsi dannoso per il suo fisico.
Questo perché? Abbiamo già parlato dei possibili danni creati dall'imboccatura, condizionati e causati soprattutto da un uso scorretto della stessa, ma il piede merita un discorso a parte.
L'applicazione del ferro risale all'epoca dei latini: prima non esisteva la ferratura e il cavallo camminava costantemente scalzo, anche in guerra.
E' intervenuta la necessità di aggiungere un ferro ai piedi del cavallo anche come arma da usare in combattimento: tuttavia non stiamo esattamente parlando di un'epoca storia in cui il benessere animale era al primo posto. Sicuramente non esistevano né studi scientifici sulla circolazione sanguigna nei piedi dei cavalli né associazioni animaliste pronte a battersi per i diritti degli animali.
Nei secoli quest'usanza è diventata tradizione e, tutt'ora, noi utilizziamo i ferri per i piedi dei nostri cavalli, spesso senza sapere quale funzione svolgano esattamente.
Tuttavia non ci siamo mai veramente chiesti PERCHé questi ferri siano così tanto importanti per lo sport che pratichiamo: il piede del cavallo è infatti in grado di affrontare da solo i terreni difficili; dopotutto facendo riferimento alla vita naturale di un cavallo non sono pervenuti studi secondo i quali i cavalli selvatici soffrissero di problemi o zoppie particolari a causa della loro non-ferratura.
Il piede è infatti strutturato per avere la resistenza necessaria per affrontare qualsiasi situazione: esso è infatti uno strumento importantissimo per il cavallo che, dopotutto, è un animale da fuga e che quindi basa la sua sopravvivenza proprio sulla sua capacità di muoversi velocemente su qualsiasi tipo di terreno.
Cosa rende quindi i nostri cavalli così tanto diversi dai mustang? Cosa fa in modo che senza ferri i nostri cavalli sportivi incorrano in gravi problemi che finiscono per pregiudicare la loro carriera sportiva?

Il problema, che è poi ciò che mi ha portato a non sferrare la mia cavalla, è la gestione.
Nonostante siano comprovati da studi scientifici i danni che il ferro provoca all'arto del cavallo (partendo da problemi direttamente legati al piede, fino a problemi che coinvolgono direttamente la circolazione del sangue in tutte la gamba del cavallo) i nostri cavalli sportivi non vivono in condizioni tali da permettergli di emulare i propri antenati e parenti selvatici e di stare, quindi, senza ferri.
La stabulazione in box e la vita prevalentemente sedentaria su lettiere spesso non di ottima qualità o pulizia rendrebbe impossibile, per un piede scalzo, svilupparsi correttamente e raggiungere la resistenza e la durezza necessarie per affrontare i terreni sui quali spesso andiamo in passeggiata o lavoriamo.

Una grande responsabilità ce l'ha infatti la sporcizia: in un box, magari rifatto una sola volta al giorno, 3 metri per 3,5 il cavallo non ha molte possibilità di muoversi e di dedicare un angolo specifico solo ai suoi bisogni. Non può infatti allontanarsi dal "wc" ed è spesso costretto a passare gran parte della giornata con i piedi a mollo nelle sue stesse feci.
Come ben sappiamo ciò porta già molti problemi al piede di un cavallo ferrato (che quindi è leggermente rialzato rispetto al terreno e quindi più "protetto" dal contatto diretto con la sporcizia), immaginate quindi a pensare l'effetto devastante dell'umido e dell'ammoniaca su un piede scalzo costretto a stabularci tutto il giorno.

A poco valgono le ore di svago in paddock se limitate a quelle due ore una tantum e nemmeno si possono considerare validi i momenti di lavoro in campo: il piede avrebbe bisogno di sperimentare terreni duri, sassosi o anche fangosi per adattarsi a tutte le situazioni, ma potendo SEMPRE variare e spostarsi.
Non a caso il pareggiatore è una figura che interviene soprattutto quando il cavallo si muove poco e non ha modo di "limare" da solo le proprie unghie donandogli automaticamente la forma ideale. 

Vi lascio con alcuni link preziosi per chiunque fosse interessato e avesse modo (con la gestione corretta) di mettere il proprio cavallo scalzo: sicuramente gli farete un favore, ma come ogni cosa è giusto valutare i pro e i contro per evitare di incappare in ulteriori problemi.
La stabulazione in box porterebbe un cavallo sferrato ad avere problemi frequenti all'unghia (a meno che non si applichi una pulizia praticamente maniacale!) e difficoltà a muoversi su terreni duri e difficili: questo significa avere un periodo di transizione ferro-barefoot molto lungo e doloroso che, in molti casi, porta il cavaliere a ritornare sui suoi passi e a riferrare.
Questo per dire che gli estremismi non vanno mai bene e che, purtroppo, di fanatici che vi proporranno a tutti i costi di sferrare (o al contrario di mantenere ferrati i vostri cavalli!) ce ne sono e ce ne saranno sempre, ma la prima cosa da utilizzare quando si ponderano queste scelte è il buon senso.

Sicuramente un cavallo scalzo gestito correttamente ritorna ad avere una vita più naturale, un piede più sano e meno soggetto a patologie come navicolite o laminite e un'esistenza più felice dato che spesso il barefoot si accompagna ad una vita di branco in un grande pascolo (in merito a questo è interessante leggere e informarsi sul metodo del Paddock Paradise!); tuttavia un cavallo scalzo costretto a vivere 23h al giorno in box sicuramente non vi ringrazierà.

Barefoot & Bitless Studio 
Barefoot Horse Italia - BHI 



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