sabato 9 novembre 2013

La terza età del cavallo

Ciao a tutti! Scusate l'assenza, ma mi sono presa una piccola pausa dal blog perché volevo fare qualche ricerca approfondita.
Di recente ho avuto l'occasione di montare un PSI di 6 anni un po' incriccato e con un bisogno assoluto di essere inquadrato nel lavoro in piano.
Ho lavorato come con il trottatore di cui dicevo nel post precedente ed è andata molto bene: sono sempre più convinta che sia un lavoro che funziona con TUTTI i cavalli o almeno con un'ampissima fetta di essi.

Oggi però volevo parlarvi di qualcos'altro.
Di recente, chiacchierando con un'amica, mi è stata data l'idea di scrivere un articolo sui cavalli a fine carriera.
(A questo proposito un ottimo libro è: Cavalli Inutili. Assolutamente da leggere).
Girando per i maneggi della Lombardia si vedono file infinite di box, tutti pieni di cavalli più o meno giovani e più o meno talentuosi nella disciplina che praticano. Centri ippici in grado di ospitare un centinaio di equini e oltre.
Sorge spontanea una domanda: quando la loro carriera sportiva giunge al termine che fine fanno tutti questi cavalli?
La risposta più comune sarà: vengono mandati a prato o venduti a qualcuno che si accontenti di farci qualche passeggiata e di guardarli brucare l'erba di un paddock.
Ottimo: sarebbe veramente bellissimo se fosse davvero così.
Sempre girando per la Lombardia troveremo tuttavia un numero di "prati pieni di cavalli" piuttosto esiguo e, andando a fare una piccola indagine, sebbene ve ne siano, non sono in molti coloro che si accontentano di avere un cavallo che - per dirla in modo brutale, ma coerente con la visione dei più - ormai è inutile.

Dove finiscono allora tutti questi equini, gli ex-campioni delle categorie brevetto & Co?
Che fine fanno i cavalli acquistati per due soldi e poi offerti in mezza fida o in fida dai generosi centri ippici lombardi? Possibile che un maneggio sia in grado di garantire a tutti una pensione serena e tranquilla?

Purtroppo l'amara verità è che la maggior parte di questi equini arrivano senza troppe cerimonie sulle tavole degli italiani dopo una vita di sport e medicinali.
Orribile epilogo per i cavalli, ma anche per i consumatori di carne equina.

Dopo questa necessaria ma sgradevole parentesi volevo parlare invece di quei cavalli che a fine carriera ci arrivano serenamente e altrettanto serenamente concludono la loro vita; sono pochi fortunati, ma grazie all'amore e alla passione - e ai sacrifici aggiungerei! - dei loro proprietari godono del privilegio di un'esistenza vissuta fino in fondo.
In linea di massima quando un cavallo sportivo supera i vent'anni in salute questo è già indice di una corretta e fortunata gestione: tuttavia dato che pochi di noi appassionati hanno il piacere e l'onore di veder nascere il proprio cavallo spesso e volentieri i problemi si presentano ben prima dei vent'anni, in genere dovuti a una basilare mancanza di rispetto nei confronti dell'animale.
Quante volte vediamo cavalli da brevetto essere buttati senza troppi complimenti in categorie 120 solo per accontentare proprietari vogliosi di porre il proprio nome sull'ordine di partenza di una categoria superiore?
Ecco che iniziano a nascere i problemi fisici dovuti a sforzi troppo intensi e già magari a 15-16 anni il povero cavallino è costretto alla pensione.
Tralasciando questi aspetti un po' ambigui e opinabili, alla fine di una gloriosa o meno carriera sportiva la vita del cavallo si trova di fronte a un bivio: bistecche o prato.
Dato che dell'opzione bistecche ho già parlato vorrei trattare di quei fortunati equini che approdano alla seconda opzione.

Purtroppo di bei posti dove far alloggiare il nostro cavallo a fine carriera non ce ne sono moltissimi, ma "chi cerca trova" dice il proverbio.
Dopotutto, dopo una vita di fatiche e - si spera - anche di amorevoli cure non c'è niente di meglio di passare gli ultimi anni in totale serenità in un prato con qualche amico.
Vorrei però sottolineare che la parte delle "amorevoli cure" non va assolutamente trascurata: mettere a pensione un cavallo non significa abbandonarlo a sé stesso, anzi, più l'età avanza più diventano importanti e numerose le attenzioni di cui necessita un cavallo.
Assolutamente sbagliato è sferrare un cavallo dopo 20 anni con i ferri e abbandonarlo in un prato senza che veda mai maniscalco o pareggiatore; sbagliato è smettere di vaccinarlo e di farlo controllare dal veterinario, sbagliato è imporgli uno stop forzato e improvviso dal lavoro, sbagliato è pensare che un paddock erboso, ma vuoto possa essere la felicità per il nostro cavallo...
Ci sono tanti accorgimenti da prendere che rendono il cavallo un animale costoso e bisognoso di attenzioni anche nella sua terza età.
Dopotutto a chi piacerebbe, una volta raggiunta la vecchiaia, essere dimenticato in un ospizio o in una vecchia casa senza cure e senza compagnia, come un giocattolo rotto che non serve più?



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